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Rispose tuttavia con un gesto di soddisfazione, che poteva essere di ringraziamento per le notizie del Lesarini, ed anche di chiusura al discorso. Il ballo stava per incominciare, quando riapparve il conte Gino, ancora seguito da Emilio Landi. Come? esclamò la signora. Siete ritornato? Credevo che foste andato a far visita.... laggiù.

Vogliono alcuni, che debbasi la serie delle Oselle incominciare da un getto di bronzo, senza indicazione di nome alcuno di Doge, quasi alle altre modello; su di che non conviene il succitato Co. Carli, il quale lo giudica piuttosto una delle monete, che dai Dogi nel giorno della incoronazione distribuivansi, il che non sembra probabile, mancando il nome dell'eletto. Ciò non ostante, a soddisfazione di alcuni, ho fatto da prima incidere questo getto senza nome alcuno di Doge (Tav. I). Rappresenta esso nel diritto la Vergine seduta coronata dal divin Figliuolo, che, seduto egli pure, ed egualmente coronato, tiene nella sinistra mano lo scettro, e sulla soglia de' troni siedono due Angioletti, e dall'alto si vede la colomba, e sei teste di Cherubini, ed intorno il motto [SC[REDENTORI]SC] ([I[sic]I]) [SC[MUNDI]SC], [SC[REGINA]SC] ([I[sic]I]) [SC[CELI]SC] ([I[sic]I]); e sul rovescio nel mezzo una figura coronata in piedi con la spada nella dritta, e la bilancia in bilico nella sinistra, al cui lato destro avvi la Pace col ramo d'ulivo, ed al sinistro l'Abbondanza che tiene la mano destra stesa sulla spalla della coronata figura, e nella sinistra il cornucopia con la inscrizione intorno [SC[MUNUS. DATUR. NOBILIBUS. VENETIS.]SC]: la quale rappresentanza rammenta il giuramento che prestavano i Dogi nell'assumere la suprema dignit

E, se pur tu volessi segnarti o chiamar Dio, tien bene a mente che ti porterian via. Ma, se vuoi nulla, chiama il diavol per nome. GIRIFALCO. E come ho a dire? Satenasso? Così, pian piano? o forte? Questo non ci verrá? LISTAGIRO. , ; va bene. Hai giá imparato. Ma chiamane un altro, se questo non vi fosse. GIRIFALCO. Gambatorta? LISTAGIRO. Tutto sta bene. Si può incominciare.

Ma da che parte si deve incominciare? Venturi non immemor ævi Sibi et Urbi è scritto sui potenti fastigi: Lodovico XII diceva ai patrizi di San Giorgio: «Voi siete meglio alloggiati di me:» e lo dicevano Carlo V e Filippo II. Genova è la citt

Dall'Italia Napoleone doveva incominciare la sua marcia gloriosa per l'Europa ed aveva perciò bisogno di lasciar dietro di popoli amici.

Non era ancora uscito suo padre, che Maria ebbe timore d'aver presunto troppo delle sue forze; dei suoi fratelli, Carlo, il maggiore, era insubordinato, Elisa piena di pretensioni, come se fosse una principessa, Vittorio studioso ma disordinato, Mario vivace ed irrequieto e la sola Giannina docile e buona; e mentre si sentiva disposta a dar loro dei consigli e ad aiutarli negli studii, come avea sempre fatto, le dava pensiero il fare da massaia. Quell'ufficio non era il suo ideale, non sapeva nemmeno da che parte incominciare, specialmente con una famiglia tanto numerosa, colle poche rendite di cui poteva disporre e in una citt

Il fatto sta, che questo secondo e vero risorgimento, detto «del mille», non fu se non del fine di quel secolo undecimo; e fu tutto ecclesiastico, di ecclesiastici scrittori e d'ecclesiastica coltura; non fu se non come un episodio, una parte, una conseguenza del gran risorgimento ecclesiastico che vedemmo incominciare sotto i papi tedeschi, ed ingrandirsi giá sotto a parecchi italiani, spinti a ciò probabilissimamente da quel grande intelletto, e massime gran cuore, grand'animo d'Ildebrando, che lo doveva compiere poi.

Al sor Domenico, che giungeva in quel momento, spuntarono le lagrime agli occhi vedendo la mano della moglie in quella del principe della Marsiliana, e volgendosi addietro gridò, come per dare l'intonazione alla folla che lo seguiva: Evviva il nostro candidato! Evviva! rispose la folla. E il capo banda a un tratto troncò la marcia dell'Aida per incominciare l'inno di Garibaldi.

Errore secondo: la duplice azione non è un difetto. Per convincerci che lo sia, si dovrebbe incominciare a distruggerci davanti agli occhi tutto Shakespeare dalla sua prima commedia all'ultima tragedia. In quasi tutte le più mirabili e possenti opere dello Shakespeare appare la duplice azione. La duplice azione è uno dei segni di quel gigante.

Mia madre è venuta qui, mi ha baciato, mi ha domandato che cosa ho? Ho un mondo a rivelarle: non so da che parte incominciare: l'ho quasi respinta col dirle: Lasciami stare, lasciami stare quasi che lei fosse indegna di ascoltare le mie confessioni. Sempre così!... Respinta, si tace, soffre, forse come me, forse più di me, e fingendosi tranquilla mi domanda se le voglio bene. In questa promessa vuole ch'io le racchiuda una sacra promessa; ella forse teme.... Ha concluso con una sola parola: Tu sei troppo buono! Oh mamma, mamma, lasciami questa illusione: tu, cioè, non mi credi originale. O mia mamma, questa parola buono sulle tue labbra ha avuto un accento nuovo e sicuro: anche quand'ero piccino mi dicevi ch'ero buono. Anche oggi l'hai detto, e hai capito che dentro di me si compiono dei sacrifizi. O mamma, ti voglio tanto bene. E vorrei esser felice per raccontarti tutto, per farti esultare di tutte le mie umili contentezze, per avere in te l'interprete sincera delle gioie dell'anima mia. Passo dei giorni squallidi, tristissimi, meschini, lo vedi.... No, mamma, nella mia superbia dell'affetto, nelle mie gelose fantasticaggini, nel mio deserto, mi pare quasi d'esser fanciullo, volendoti bene, e m'infingo: ma invece dove sei tu, c'è il mio angiolo: tu angiolo di verit