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Metilde cercava invano di giustificare il marito, il povero diavolo si era troppo affaticato per assisterla, aveva preso freddo di notte, e lavorava soverchiamente pei bisogni della famiglia...

Si lagnò alquanto con Metilde, che gli diede ragione, ma non aveva osato contrariare la mamma. Osservò sommessamente alla futura suocera che il salumiere e il beccaio gli facevano orrore; ma essa lo confutò trionfalmente, burlandosi di lui che mangiava con molto appetito ciò che gli faceva ribrezzo. Secondo lei erano idee strane, debolezze, e pregiudizii ridicoli.

Erano belle entrambe, d’una diversa bellezza, e dopo una lunga lotta di pensieri, e un grave imbarazzo nella scelta, egli volava col pensiero ai paesi della poligamia, che gli parevano più fortunati dei nostri, ove egli avrebbe sciolto agevolmente il quesito: Metilde o Maria? con queste sole parole: tutte due!...

Quel giorno non si disse di più, ciascuno s’era fermato al punto scabroso; Metilde andò a vestirsi, sua madre e la Betta la assistevano con grande attenzione; e finalmente si udì un fruscio di vesti di seta, si vide un’ondeggiare di piume e di svolazzi, e le signore facendo un grazioso inchino al marito sbalordito, lo lasciarono con un palmo di naso, e andarono al passeggio sulla riva degli Schiavoni.

Chi diceva che Metilde era una donna molto elegante e gentile; chi lodava la sua intelligenza e coltura; e chi trovava che il lutto andava bene a tutte le donne, ma specialmente alle bionde. Silvio si accorgeva della rispettosa ammirazione degli amici, e ne andava superbo. Aveva gi

Dopo lunghe esitazioni, e persistenti ripugnanze, finalmente si lasciò persuadere, e consentì di sposare Andrea, ma sempre piangendo, e ad una condizione soltanto, cioè che il suo matrimonio si farebbe prima dell’altro, e che per tutto quel tempo che Silvio e Metilde resterebbero alla villa, essa sarebbe assente dal paese.

Quantunque ripugnasse a Metilde di uscire dall’ideale per entrare nei discorsi concreti, tuttavia dovette obbedire alla mamma, e fece comprendere all’innamorato la necessit

Metilde urlava spaventata, dicendo che quelle erano baruffe da mascalzoni, che Silvio non aveva bisogno di farsi paladino di nessuna dama, che egli non doveva ingerirsi negli affari degli altri. Silvio dichiarò che si stimava in dovere di difendere la cugina, questa singhiozzava convulsamente, e non voleva che Silvio battesse suo marito.

Metilde in piedi davanti il letto guardava il marito con occhio torvo, mentre il dottor Pellegrini scriveva una ricetta, parlando sotto voce col collega, che mostrava di approvarlo col movimento del capo. Il giorno seguente toccò alla piccola Camilla d’essere molto sofferente. Il medico la trovò aggravatissima.

Metilde rideva, e gli dava ragione. Così presero l’abitudine di non cuocere in casa che la minestra ed il lesso, acquistando gli altri piatti qua e l