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«Non sorispose Matelda «perchè non soglio faticarmi la mente col ritenere tanto tristi versi quanto furono quelli del Menestrello; pure proviamo.» E qui poneva l'indice alla fronte, e chinava la testa in atto di riunire tutta l'anima in una sola facolt

Triste risveglio nevvero? Tu, menestrello, sei sempre quello di una volta ed invece ti hanno cangiato il tuo mondo: non vi sono più castelli, sibbene grandi hôtels dove l'ospitalit

Il menestrello ha cantato l'amore delle nobili donne, il valore dei prodi cavalieri molte bionde fanciulle diventarono pallide per lui, e molti visi bruni diventarono di fuoco; egli sorride, ama, canta e parte. Fino a che una gelosa donzella gli d

Su che, ho il piacere di salutarti. Ottobre 78. Devotiss. tua MATILDE SERAO Ad un menestrello. Chi sa!

Se trovi sulla tua mandola una corda miracolosa che vada dai tôni più gravi a quelli più acuti, che possa esprimere il sogghigno ed il semplice sorriso nello stesso tempo, che possa dare la musica della romanza del Salice e quella della Danse macabre; se la trovi questa corda miracolosa, allora suona l'inno alla vita, buon menestrello!

La sposa.... ma.... a qual prezzo!... Un marito vecchio, gelosissimo. Io poi, non mi stupirei, se Nora, adesso che l'ha spuntata col Casalbara, cominciasse a sentire un po' di bruciore per l'irredento menestrello. Capacissima! ed Evelina diventò ancora più rossa. Cantasirena notò il livore, l'invidia e una punta ancora più feroce di gelosia.

Nel tornare a Pallanza, Ettore Caccianimico dava di piglio al mandolino e faceva da menestrello alla compagnia; io mi offriva compagno costantemente ad Angela Tintaro, sebbene anch'ella mi ripugnasse per le sue innaturali venture amorose.

Pur se giunge una nota al mio cervello, Se vien qualche cencioso menestrello A strimpellare una canzon gioconda Al mio attonito orecchio, Una febbre m'inonda Di mille desiderii sconfinati; E penso ai vecchi errori, al mondo vecchio Che croller

«Domine, falla tristaguardandola dietro, e scuotendo il capo disse Matelda d'Arena antica damigella. «Da che il più scioperato Menestrello che mai venisse in corte le cantava i suoi occhi lagrimosi non avere paragone in cielo o in terra, io credo che per cavarne una lagrima gli esporrebbe, non che ad altro, al fumo di zolfo

E Giovanna, nella solitudine del suo maniero, udiva di frequente il nome di Morello. Talfiata gli era un povero monaco, che se ne tornava pedestre dal sepolcro di Cristo, e le recava novelle del prode e memore cavaliero, insieme con un pezzettino del santo legno; tal altra un gaio menestrello, che le ripeteva d’udita i versi, divenuti famosi, del giovine innamorato.