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Francesco Cènci, appiattato dietro un bosco di lauri, da gran tempo stavasi a contemplare coteste due creature fisso così, che pareva volesse avvelenarle col guardo. Appena egli ebbe visto cadere il foglio e il medaglione, si mosse frettoloso per prenderli; non tanto presto però quanto lo spronava il desiderio, che la gamba offesa gli arrecava impedimento.

138 Dal mar sei miglia o sette, a poco a poco si va salendo inverso il colle ameno. Mirti e cedri e naranci e lauri il loco, e mille altri soavi arbori han pieno. Serpillo e persa e rose e gigli e croco spargon da l'odorifero terreno tanta suavit

ai fiumi vinti a nuoto, ai voli in groppa di puledri indòmi. Io so l’ombre de i lauri e so gli aromi del desiderio ignoto. Io vi darò le pure notti, quando tra il fien cantano i grilli, e par che il cielo tremulo sfavilli amor su le pianure; e il fiorir bianco e lento de l’albe a maggio, allor che il giorno pare un campo di conquista ove balzare cogli orifiammi al vento.

, fino alla nausea. Tutto gli recava nausea. Sospirava onori sempre nuovi, piaceri sempre più intensi, gaudi sempre più raffinati.... Abbandonò adirato le sue corone. Milleottocento; ne meritava centinaia di migliaia. Corone e lauri. Questi erano stati gi

26 Ed avendosi piene ambe le palme, quanto potean capir, di varie fronde a lauri, a cedri tolte, a olive, a palme, venne sul mare, e le gittò ne l'onde. Oh felici, e dal ciel ben dilette alme! Grazia che Dio raro a' mortali infonde! Oh stupendo miracolo che nacque di quelle frondi, come fur ne l'acque!

Le valli che vi stanno frammezzo ombreggiate da lauri ed olivi ed irrigate da molti ruscelli, formano un paese deliziosissimo¹².

Qui conducon le Dive a cui interdetto non è 'l bel monte, e 'ncoronati e molli del santo rio gli rendono a' mortali, perchè rendano a ogniun degna mercede de le fatiche lor, de le bell'opre qual ornando di lauri e qual di mirti. Movete, o sante Dive, a i vostri onori, cinte le tempie d'odorati allori.

Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra han signoria quell'anime celesti: e ciascuna di lor da la sua spera, Calliope da tutte il lor valore spargon quaggiù ne i più chiari intelletti. E qual del divo spirto ha l'alma ingombra a lui s'apre Elicona: a lui le chiome cingono i lauri: a lui non si disdice spenger la sete al fonte d'Aganippe.

Leonida non dorme Dove a un tiranno i lauri il greco acciar donò.

Or dunque abbassativi, o verdi cime de voi, faggi ed abeti; de voi, lauri e mirti; de voi, querze ed ilici; de voi, viti ed olmi: abbassativi, dico, ad ascoltare questa mia sonora cetra, ma non bastevolmente sonora a l'altezza di quella madonna; ad udire queste mie leggiadre rime, ma non leggiadre al merito di quella dea; a sentire lo mio dirotto pianto, ma non dirotto che poscia l'ardentissime faci spegnere de l'affocato core!