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Cresce il tumulto, e la crudel tenzone Chiama al periglio i cavalieri eletti; Onde v'accorre il Ravegnan Raspone, E d'Ancona superba Anzio Ferretti. Ch'indi ritiri il piè non è campione: Travagliansi le man, spongonsi i petti Al crudo acciar, ma Trasideo gi

Veggon per la più parte esser quel loco come un acciar che non ha macchia alcuna; e lo trovano uguale, o minor poco di ciò ch'in questo globo si raguna, in questo ultimo globo de la terra, mettendo il mar che la circonda e serra.

Era pugnando il fier Baglione intanto Fra i turchi acciar di sua salute incerto, Il cimier scosso, traforato il manto E l'ampio scudo in cento lochi aperto; Ma barbaro guerrier non ebbe vanto Che 'l nobil volto di pallor coperto Men minacciasse col terribil guardo, O fosse il brando ad impiagar più tardo.

Salve, allora esclamò l'alma dubbiosa, E consolata al ciel la fronte eresse; Han pur luce i tramonti, e glorïosa Voce di fama han le catene istesse! Tal disse, e a la guaína disdegnosa Il fiero acciar con man lenta concesse. Un'orribile voce allor fu udita: Reso è l'Imperator, Francia è tradita! Chi di resa parlò? L'empia parola Chi proferì? Parola infame è questa!

Leonida non dorme Dove a un tiranno i lauri il greco acciar donò.

Il forte acciar, che vi fiammeggia in mano Non pur quì lascer

Vittorioso intra gli acciar funesti Movevi intento a le nemiche offese, Ma non prima lo sguardo in me volgesti, Che di mio stato alta piet

Tal su dorato seggio in se romita Altieramente i suoi pensier consiglia, E del risco mortal nulla smarrita A gran pittura ella volgea le ciglia: Ivi è, che larga de la nobil vita La terra con acciar facea vermiglia La Romana Lucrezia, e per diletto D'alta onest

Che fia non so; ben ho fermato in mente Anzi fra duri acciar correre a morte, Che del crudo Ottoman l'iniqua gente Vincitrice mirar dentro a le porte, Troverò requie infra le turbe spente: Voi, quale aspetti miserabil sorte, Eleggo non pensar; tormento immenso Troppo suolmi assalir, s'unqua ci penso. Cotal rivolto a le miserie incerte, Egli dicea d'ogni speranza in forse.

Così diceva, e con l'eburnea mano Asciuga i lumi nubilosi e mesti; Cui rispose Ebrain: non credi in vano, Di creder ciò mille argomenti avesti; Pur dirne un grande io vuò: dianzi Ottomano Chiamommi in sul vestir gli acciar funesti, E disse: io muovo in su l'assalto estremo Contra AMEDEO, de la morte io temo.