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1 Oh famelice, inique e fiere arpie ch'all'accecata Italia e d'error piena, per punir forse antique colpe rie, in ogni mensa alto giudicio mena! Innocenti fanciulli e madri pie cascan di fame, e veggon ch'una cena di questi mostri rei tutto divora ciò che del viver lor sostegno fôra.

Veggon per la più parte esser quel loco come un acciar che non ha macchia alcuna; e lo trovano uguale, o minor poco di ciò ch'in questo globo si raguna, in questo ultimo globo de la terra, mettendo il mar che la circonda e serra.

Quivi tutti con gli occhi al ciel supini Dio ringraziar del buono avvenimento. Or non v'è più timor de' paladini: il più tristo pagan ne sfida cento; ed è concluso che senza riposo si torni a fare il campo sanguinoso. 29 Corni, bussoni, timpani moreschi empieno il ciel di formidabil suoni: ne l'aria tremolare ai venti freschi si veggon le bandiere e i gonfaloni.

Del suo di casa, li veggon svogliati, e che fuor, de l'altrui bramosi, vanno. Dovriano amar, volendo essere amati, e tor con la misura ch'a lor danno. 82 Saria la legge, ch'ogni donna colta in adulterio, fosse messa a morte, se provar non potesse ch'una volta avesse adulterato il suo consorte: se provar lo potesse, andrebbe asciolta, temeria il marito la corte.

L'alaccie grandi avean, deformi e brutte; le man rapaci, e l'ugne incurve e torte; grande e fetido il ventre, e lunga coda, come di serpe che s'aggira e snoda. 121 Si sentono venir per l'aria, e quasi si veggon tutte a un tempo in su la mensa rapire i cibi e riversare i vasi: e molta feccia il ventre lor dispensa, tal che gli è forza d'atturare i nasi; che non si può patir la puzza immensa.

Se l'amasse come tu dici, l'accettarebbe per isposo. DULONE. Pazzo è chi accetta per isposa chi può giacer seco quando gli piace. ERASTO. Taci, lingua fradicia! Non so io il costume di servi, che come veggon un che sia caro al padrone se gli congiurano contro? tu cerchi turbar una coppia di amici cari come noi siamo.

95 Fatto l'avea ne la gran sala porre, di che non era al mondo la più bella; indi con torchi accesi venne a torre le belle donne, e le condusse in quella. Bradamante, all'entrar, con gli occhi scorre, e similmente fa l'altra donzella; e tutte piene le superbe mura veggon di nobilissima pittura.

Il legno vinto in più parti si lassa, e dentro l'inimica onda vi passa. 15 Muove crudele e spaventoso assalto da tutti i lati il tempestoso verno. Veggon talvolta il mar venir tant'alto, che par ch'arrivi insin al ciel superno. Talor fan sopra l'onde in su tal salto, ch'a mirar giù par lor veder lo 'nferno. O nulla o poca speme è che conforte; e sta presente inevitabil morte.

2 Però ch'ogni altro amaro che si pone tra questa soavissima dolcezza, è un augumento, una perfezione, ed è un condurre amore a più finezza. L'acque parer fa saporite e buone la sete, e il cibo pel digiun s'apprezza: non conosce la pace e non l'estima chi provato non ha la guerra prima. 3 Se ben non veggon gli occhi ciò che vede ognora il core, in pace si sopporta.

Ma come si nomasse il giovinetto, ne l'altro canto ad ascoltar v'aspetto. 1 Le donne antique hanno mirabil cose fatto ne l'arme e ne le sacre muse; e di lor opre belle e gloriose Gran lume in tutto il mondo si diffuse. Arpalice e Camilla son famose, perché in battaglia erano esperte ed use; Safo e Corinna, perché furon dotte, splendono illustri, e mai non veggon notte.