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Vorrei poter meritare l'onore, che mi attribuisce, affermando che il punto culminante della propaganda socialista bisogna riconoscerlo nella pubblicazione del mio libro sul Socialismo e del giornale quotidiano L'Isola da me diretto. Del primo so qualche cosa, perchè ne fui l'editore: poche copie se ne vendettero in Sicilia e credo nessuna ne pervenne tra le file del popolo.

Dirò, a disgravio di coscienza, che appena consegnato il manoscritto, non risparmiai preghiere lacrime per impedirne la pubblicazione. L'editore fu inesorabile. La sola concessione che mi venne fatta, fu quella di affiggere al frontispizio il titolo di Libro proibito, con facolt

Ma una preoccupazione mi tornò. Domandai: L'editore non ha ricevuto ancora il manoscritto della Turris eburnea? No, signore. L'annunzio fu dato; ma non esiste se non il titolo. Solo il titolo? , signore. L'annunzio in fatti è stato soppresso. Grazie. Vi prego di mandarmi questi libri a casa, dentr'oggi. Diedi il mio indirizzo e uscii.

Ora che il lettore ha gustate le finissime incisioni, e si è associato agli elogi, senza dubbio disinteressati, che l'editore tributa al genio italiano, cominci a leggere il testo del Decamerone, e veda con quale attenzione scrupolosa e veramente scientifica è curato il testo del nostro prosatore immortale. Per agevolargli il compito, dei piú solenni sfarfalloni un elenco che nella sua nudit

Lo spediente tornava ostico al giovine poeta, che si sentiva bollir dentro a rinfusa Shakespeare, Byron, Schiller, Göthe, e una dozzina di profeti minori per giunta. Ma l'editore, che pizzicava di letterato, fu pronto a ribattergli che l'almanacco per l'appunto era una forma di pubblicazione non disprezzata dai grandi.

Esso servì alla prima stampa del Commento, sebbene scorretto per modo che moltissimi passi rimangono a dirittura privi di senso. L'editore aggiunse, a piè di pagina, le varianti del Laurenziano XL, 10, ma con parecchie inesattezze.

Baldelli, della casa editrice di Roma, ebbe sentore del Libro e venne a Milano per sapere se era possibile averlo. L'editore milanese del Ciclo di Liriche, che distrattamente aveva omesso di pagare le ultime due edizioni di quel libriccino fortunato, mandò, senza che glielo si domandasse, un «chèque» quasi inverosimile, e suggerì per la nuova opera una edizione di lusso rara e ricercata.

Molti anni dopo, nel 1898, quando l'editore Niccolò Giannotta di Catania gli propose di iniziare con questi tre scritti riuniti in un volumetto la sua piccola Biblioteca popolare contemporanea, il De Amicis avvertiva: «Rilessi, prima d'acconsentire, gli scritti, che avevo in parte dimenticati, e, rileggendoli, mi venne spesso sulle labbra un sorriso, che non era certo di compiacenza letteraria, e mi prese più volte un senso di tristezza, come accade sempre a chi si richiama alla memoria speranze alle quali non corrispose la vita ed entusiasmi su cui passò un'onda di nuovi affetti e di nuove idee. Acconsentii nondimeno alla pubblicazione di queste pagine perchè penso che la descrizione degli effetti intimi ed immediati prodotti da certi avvenimenti storici nell'animo d'un testimonio oculare non debba riuscire indifferente inutile ai giovani della generazione che quegli avvenimenti non vide; perchè l'affetto e la reverenza che sono espressi in questi scritti per le tre grandi citt

Eccoti offerto ignudo il mio seno, o ironia filologica! Ma per concludere, dichiaro che se l'editore di larghi mezzi mi proponesse tale edizione, io la esigerei cosí bella e dispendiosa, che la sua buona volont

5) Le ragioni della incuria sono da cercare probabilmente nella bestiale prosunzione germanica. A Lipsia, credo, non era difficile trovare un italiano, sia pure di modestissima cultura, che rivedesse le bozze di stampa. Ma l'editore avr