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Lo accettarono, ma per quattro ore vendettero cara la loro vita, e seminarono di corpi nemici la contrada. In alcune case vicine a quella Ajani il popolo tentava ogni mezzo onde portar aiuto ai difensori. In mancanza d'armi, rovesciava sul nemico quanto gli veniva alle mani: tegole, mattoni, masserizie. Alla fine il numero prevalse, e gli zuavi penetrarono nella casa.

Orlando, a noi! Bino replicò, Ma i gendarmi non cedevano, e il fuoco aumentava. Feriti e scemati, essi opposero la più disperata resistenza, e pochi contro molti vendettero cara la vita; mancate le cariche ruotarono in giro l'armi vuote con furore crescente e sempre più raggruppandosi in cerchio. Era valore degno di scopo migliore, pur italiano; e gli stessi offensori li ammiravano e compativano. Quei prodi non sapevano altro nome che quello del re, non avevano idea dell'Italia e della libert

Anche ora sulle mura esterne del castello si vedono le armi dei Colonna, che ne furono in seguito proprietari. Dopo i Frangipani, divenne feudo dei Gaetani; quindi passò in possesso dei Malabranca, degli Orsini e dei Colonna, i quali lo vendettero nel 1594 a Clemente VIII. Presentemente Astura è feudo dei Borghese.

Un mazzetto di quegli zolfini greggi, che in oggi si vendono a un soldo la dozzina, in sulle prime costava dodici soldi. Per più mesi si vendettero al prezzo di soldi sei, quindi scesero gradatamente fino al carantano.

I Conti rimasero signori di questo luogo sino al 1575, nel quale anno si estinsero. Giovanni Battista, l'ultimo capo della casa, non lasciò che una figlia, Fulvia, che portò in dote tutti i beni di famiglia agli Sforza. Gli Sforza vendettero Valmontone nel 1634 ai Barberini, e Camillo Pamphili, nipote d'Innocenzo X, lo comperò dal cardinale Francesco Barberini nel 1651. Da allora è rimasto propriet

Quei selvaggi erano fieri ed intrepidi; ma non diedero molestia agli uomini bianchi; ai quali anzi vendettero due archi, che essi desideravano portare come esemplari in Ispagna.

Vorrei poter meritare l'onore, che mi attribuisce, affermando che il punto culminante della propaganda socialista bisogna riconoscerlo nella pubblicazione del mio libro sul Socialismo e del giornale quotidiano L'Isola da me diretto. Del primo so qualche cosa, perchè ne fui l'editore: poche copie se ne vendettero in Sicilia e credo nessuna ne pervenne tra le file del popolo.

Marcantonio può ritenersi come l'ultimo dei Colonna potenti: egli morì a Paliano nel 1584. Dopo di lui le cose cambiarono; i baroni cessarono di guerreggiare col papato ed i loro beni cominciarono ad assottigliarsi a poco a poco, per le vendite a cui furono costretti dai debiti. La gloria di Lepanto era costata loro ben cara; mi diceva Don Vincenzo Colonna, che Marcantonio contribuì a questa guerra con un milione, e che d'allora in poi la famiglia non si era mai più rialzata. Fin dal 1622 vendettero gli antichi possedimenti di Colonna e di Zagarolo, e nel 1630 dovettero vendere Palestrina, ora in possesso dei Barberini. La famiglia venne man mano declinando e per sempre: il ramo di Paliano esiste ancora; il suo capo attualmente è Giovanni Andrea, marito d'Isabella Alvarez di Toledo, ma si è trasferito da Roma a Napoli, residenza abituale dei Colonna. La maggior parte dei loro feudi è pure nel regno di Napoli, avendo Filippo III Colonna (morto nel 1818) posseduto col

Costoro vendettero a Firenze il castello di Pisa, e poi il francese fece decapitare l'italiano. I pisani ripresero il castello, fecero signore un Gambacorta, sostennero un lungo e bell'assedio, e furon venduti da colui, e i fiorentini entrarono cosí a tradimento , e finí la libertá di Pisa. Non vi furono crudeltá: Firenze fu sempre relativamente mite.