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O per onta di me d'aspre catene Gravi perversa man la mia reina? Ella goda qua suso aure serene Fin ch'io godo del ciel l'aura divina; S'incontra il mio valor miseria indegna Ovunque son per gir meco sen vegna.

Io son ente, che, securo Come l'aquila sul monte, Mira intorno, e l'ali ha pronte Ogni loco a posseder. Invisibile discendo Or a questi, or a quei lari; Bevo l'aura de' miei cari, Piango e rido in mezzo a lor. De' lontani veggio i guardi, De' lontani ascolto i detti: Mille gaudii d'altrui petti Mi riverberan nel cor.

Gli augeletti che cantavano dal loro nido della gronda, sembravano irridere al loro turbamento, l'aura estiva susurrava negli alberi che a lor volta parevano dir loro: «noi ci abbandoniamo alle ondulazioni che il vento c'imprime, perchè volete resistere

Diceva a l'aura il fiore: Aura pietosa, Che mi porti le brine alme e vivaci, Deh! per poco su me l'ali riposa L'ali dolci così, così fugaci; Tu in sen mi svegli ogni virtù nascosa; Son mia vita ed amor solo i tuoi baci; Deh! se posar non puoi rompi il mio stelo; Che teco io venga a spazïar pe'l cielo!

seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro lo colpo tal, che disperar perdono. Dolce color d'oriental zaffiro, che s'accoglieva nel sereno aspetto del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricomincio` diletto, tosto ch'io usci' fuor de l'aura morta che m'avea contristati li occhi e 'l petto.

Non odi L'aura del generoso inno, che, schivo Di tanti ingrati, osa innalzar tue lodi? Leva dal tuo recente Sepolcro il capo, e guarda ove ancor vivo. Più del ricordo, è dei tuoi prodi il sangue. Qui pugnâr, qui morîr, qui di fulgente Serto ornò Italia il crine, Qui le genti latine Si unîr d'un patto in su'l nemico esangue. Mira!

E' da principio Picciola, e debil cosa: E non s'arrischia Di palesarsi: Poi di mano in mano Si discuopre, e s'avanza: e sopra terra Se'n va movendo, e sormontando a l'aura Tanto che il capo in fra le nubi asconde»

Bis fugienti laqueus inicitur. Oh qual mi feci a l'apparir di loro grata vista e dolce leggiadria! Mill'altre prime facce assai mi fôro moleste in cui cangiato egli s'avia, ché orso leon pardo o toro cervo animal chi chi si sia, gradir mi puote, anzi mi fe' spavento: di questi doi sol ne restai contento. Ella, succinta in abito gentile, tra fiori a l'aura si rendea piú degna.

L'Agnetta è quello stesso che, finita la campagna del 1860, ebbe un duello col Generale Bixio al quale si presentava per ordine di Garibaldi, in conseguenza di un violento diverbio che ebbe luogo il 30 maggio nella chiesa di S. Giuseppe. Son le tue zolle sante, ed i tuoi colli Templi, ove l'uom che ne respira l'aura Se non risente dignit

Onde le donne insieme neghittose, poi ch'e' soi prieghi gittaron a l'aura, in un pratel de gigli, viole e rose, sott'ombra de la petrarchesca Laura, stetter in cerchio contra me sdegnose; ed un quadrato altare qui s'instaura, sul qual, mentr'arde un tenero licorno, ivan quelle piangendo intorno intorno.