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Cara zia, io forse mi spiego male! non sono in caso di consigliarvi sopra un punto tanto delicato; ma soffrite che ve lo dica: se amate il vostro riposo, cercate di calmare il signor Montoni, anzichè irritarlo. Calmarlo! è impossibile, ripeto, non voglio neppur provarmici

Ora son decisa; non v'ha forza sulla terra che possa costringermivici, e non soffrirò con calma tanti mal trattamenti; gli dirò tutto ciò che merita, a dispetto delle sue minacce e della sua ferociaEmilia profittò di un momento di silenzio per dirle: «Cara zia, voi non fareste che irritarlo senza necessit

Il principe non comportava molto di buon animo il vivere in tal soggezione: ma avea una cortesia raffinata: amava Enrica: e ad irritarlo sarebbe occorso qualche serio oltraggio, la convinzione profonda che Enrica non rispettasse il nome di lui. Allora egli, elegante, indolente, affabilissimo, motteggiatore, sarebbe stato capace di tutto.

Lalla aveva una gran paura, il cuore le batteva fortemente, e colla coda dell'occhio guardò se il Frascolini si levava il cappello, perchè gli avrebbe fatto anche lei, di ricambio, un salutino gentile, tanto per non irritarlo maggiormente. Ma il Frascolini non si mosse. A don Vincenzo tremavano le gambe, non fiatava.

Gli si leggeva nel volto quell'abbandono confidente, quella certa simpatica spavalderia, che hanno gli uomini di carattere non tristo, e che sanno di poter contare, al bisogno, sui proprii muscoli. per la ragazza avrebbe voluto rispondergli, motteggiandolo, o adirandosi; le venne però in mente che era più opportuno per lei in quel momento di non irritarlo.

Ma il marchese le rispose con un altro gesto, e un ristringersi nelle spalle, che volea significare: è un vecchio servitore, fidato, che vuol magari ingerirsi troppo nelle mie faccende, ma non posso ora dispiacergli, irritarlo. La principessa capì. È proprio di noi italiani, de' meridionali in ispecie, compendiar in un gesto, in un'espressione della fisonomia un lungo discorso.

Se ti riuscisse di trovare il mio male, tu ci ficcheresti le unghie dentro per irritarlo. Giana. Credi? Mortella. Ti sento gi

«Ma dove avete imparato voi, cuore di donna in petto virile, il segreto di scuotere la fibra intorpidita dall'agonia, di cogliere un dolore nel profondo, di irritarlo, di cacciarlo da tutte le sue ridotte, suscitando a congiura tutte le ire dormenti, tutte le speranze affievolite di un'anima che più non intendeva medesima, e soffocarlo, nell'impeto supremo di tutte quelle forze collegate?

Per irritarlo, per farlo divenire cattivo, come sa il nostro lettore, ci volevano le cose che al carattere suo eran più ripugnanti: una bassezza, un tradimento, una vilt