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Si alzò a chiudere la finestra, poi tornò a sedere davanti al tavolo. Intinse la penna e scrisse in cima al primo foglio: «Villa Solitudine», e la data; sotto non avendo ancora pensato al titolo tracciò in grandi lettere: «IL LIBRO» Poi balzò in piedi e corse giù. Nell'ora del tramonto uscirono in barca. Clarissa sedeva al timone e Aldo in atteggiamento di grazia indolente, governava la vela.

Egli stava pingendo pensosamente la faccia di un'altra semiminima, facendola diventare grande e nera. Allora Nancy sedette, e intinse la penna d'avorio nella bocca spalancata del calamaio. Ah! ~Ecco!~ ancora! Ecco, il battito! il battito! Come una piccola mano morbida che la colpisse nel cuore! Ed ora, un fremito lungo, un tremolìo, come d'uccelletto imprigionato! Aldo!

Udiva in giardino i festosi latrati dei cani e le risate trillanti di Clarissa. Sul dolce lago azzurro una vela piccola, che pareva un fazzoletto, s'alzava e s'abbassava, nicchiando, e allontanandosi con mille piccole riverenze sulle minuscole onde. E dalle aperte finestre della sala si udiva Aldo che suonava una «Valse triste». Nancy intinse di nuovo la penna nel calamaio, e guardò la vista.

Col suo cerimonioso saluto meridionale Aldo le baciò la mano. Schiavo suo, signora. ... Nancy andò nella sua camera la grande camera vuota con la vista celeste del lago e vi rimase tutto il pomeriggio. Riordinò i suoi appunti, spiegò davanti a i larghi fogli di carta bianca, e intinse nel grande calamaio la penna d'avorio. Poi guardò dalla finestra.

Contatole il denaro, se lo pose in tasca, intinse una penna di tacchino in un calamaio di legno, e con solenne gravit

Basta, il giovinotto pensò a madonna Fiordalisa, afferrò il pennello, lo intinse nel vaso e si mise all'opera, tratteggiando sulla parete una mezza figura di San Giovanni. L'aveva attaccata alla brava e la tirò via alla lesta, per non aversi a pentire, e perchè il pennello non avesse a tremargli fra le dita.

Il giovine obbedì senza repliche: spiegò un foglio sul tavolo, intinse la penna nell'inchiostro, poi mi fissò in volto due occhi attoniti, come un fanciullo che affissi il sacco del cerretano per vederne uscire le uova.

Nulla di lui m'irritava quanto la voce, quanto quel miagolio ostinato che mi aveva ferito così crudamente la prima volta nell'alba lugubre d'ottobre. Era per i miei nervi un urto intollerabile. Il prete intinse il pollice nel sacro Crisma ed unse la fronte al battezzato, recitando la formula rituale che i vagiti coprivano. Quindi gli impose la veste bianca, il simbolo dell'Innocenza.

Quindi intinse il pollice nell'olio dei Catacumeni; e, mentre Giovanni teneva supino su le sue braccia l'infante, unse a questi in modo di croce il sommo del petto; e, come Giovanni lo rivolse prono, unse il sommo del dorso tra le scapole, in modo di croce, dicendo: Ego te linio oleo salutis in Christo Jesu Domino nostro.... E con un fiocco di bambagia deterse le parti che aveva unte.

Erano le opere di Sant'Agostino: così diceva la scritta d'inchiostro nero sul dorso della cartapecora di cui erano coperti quegli smisurati volumi. Il padre Bonaventura recò il suo librone sullo scrittoio, e dopo averlo sfogliato un tratto per cercare la pagina, intinse la penna nel calamaio e al lume della sua lampada, si mise a scrivere. Sulle opere di Sant'Agostino? Sicuro.