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Un for di stile e d'uso uman sembiante, una celeste angelica figura di quel nasciuto allor allor infante fu, ch'al veder mi tolse ogni misura. Ché s'al visibil sol non è costante, or che al divin potea nostra natura? Bench'era in carne ascoso, pur non pote di fora non aver de le sue note.

Ma qui, se ci è lecita una digressione, vogliamo assumere gravitá anche noi, e rivolgerci proprio con un testo di Orazio a tal uno che ride del guazzabuglio di Giovanni Lorenzo. «E di che ridi tu? Se Giovanni Lorenzo ti presenta l'eroe di Macedonia sotto il nome di «infante don Alessandro», tu sghignazzi, e n'hai ragione.

«Nessuno fu presente al tuo nascimento? nessuno ti nudriva? nessuno ti educava? Sopra ogni altro animale lo infante, abbandonato ai suoi bisogni, muore

Giardini ignoti sotto cieli ignoti benedicenti!... Or tu rinasci, infante gaia, con pura bocca ancor fragrante di mistero, con puri occhi ancor vuoti di visïoni: occhi di maraviglia innocente, pel prato ch’è verde, pel cielo ove la nuvola si perde e il pesco che tremando s’invermiglia. Niuno ancora sul labbro ti baciò.

51 Crebbe il timor, come venir lo vide di sangue brutto e con faccia empia e oscura, e'l grido sin al ciel l'aria divide, di e de la sua gente per paura; che, oltre i cavallier, v'erano guide, che de la bella infante aveano cura, maturi vecchi, e assai donne e donzelle del regno di Granata, e le più belle.

62 Lo conoscea, perch'era stato infante d'onore in Francia, e se n'era partito per pigliar la corona, l'anno inante, del padre suo ch'era di vita uscito. Tante volte veduto, e tante e tante gli avea parlato, ch'era in infinito. Lo corse ad abbracciare e a fargli festa, trattasi la celata ch'avea in testa. 63 Non meno Orlando di veder contento si mostrò il re, che 'l re di veder lui.

25 Il signor de la rocca, che venìa quest'istoria additando a Bradamante, mostrato che l'ebbe Ischia, disse: Pria ch'a vedere altro più vi meni avante, io vi dirò quel ch'a me dir solia il bisavolo mio, quand'io era infante, e quel che similmente mi dicea che da suo padre udito anch'esso avea;

Finchè però stava così, non poteva accarezzare il languido infante, non premerlo al seno, non l'acquetare baciandolo, cullandolo sulle ginocchia, fra le braccia.

Costantin, poi che 'l Tevero gl'increbbe, portò in Bisanzio il prezioso velo: da un altro Costantin Melissa l'ebbe. Oro le corde, avorio era lo stelo; tutto trapunto con figure belle, più che mai con pennel facesse Apelle. 85 Quivi le Grazie in abito giocondo una regina aiutavano al parto: bello infante n'apparia, che 'l mondo non ebbe un tal dal secol primo al quarto.

Sposata io fei giocondo il cor paterno Per un figliol d'ogni bellezza adorno: Ma, lasciandolo infante, al ciel superno L'alma del genitor fece ritorno. Pur da me non per tanto ebbe governo Tal che fregi d'onor si vide intorno; E d'ogni alma virtute apprese l'arte; Benchè più forte egli donossi a Marte.