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A le finestre schiuse a la gioia de l’aria e del sole, portano i venti olezzi di viole, di timo e di ginestre. Svolan canore le rondini, che amor tutte conduce; salutano coi freschi inni la luce, il nido, il bimbo, il fiore.

Il luogo, dovunque si volga lo sguardo, è d'una bellezza selvaggia: è un arruffio di borri ispidi di triboli e di spine; di coste a ginestre e a fichidindia; di vallate tutto un fitto di roselle con delle querci gigantesche, solitarie, che si rizzano a grandi distanze; di colli con un po' di falda a macchia, il resto nudo e sassoso, se togli qualche oleastro dal tronco contorto, qualche cespuglio abbarbicato nelle fessure dei precipizi; d'erte a bosco, a uliveto, dove s'inerpicano cerri secolari, o ulivi saracineschi dai tronchi neri e bitozzoluti. E qua ti d

Entrarono con un senso di terrore, sentendo che tutta la loro vita era cambiata, che il passato non sarebbe tornato mai più, mai più. Accesero il fuoco di betulle e di ginestre, ma la fiamma non era allegra; essa strideva sinistramente. Il prete pensava a dire qualche cosa; Maria pensava lo stesso e nessuno apriva bocca. Stavano dall'una parte del fuoco e dall'altra, lasciando un posto nel mezzo.

Discendendo collo sguardo lungo le pareti giù nel profondo si osserva una meravigliosa vegetazione: in forme bizzarre e fantastiche, simili alle stalattiti, crescono dappertutto cespugli di lentischi e ginestre selvatiche dai fiori dorati. Le pareti presentano tutti i variati colori dell'iride perchè ora la roccia si tinge di un delicato grigio argenteo, ora invece è di un bel rosso acceso, giallo o turchino scuro, oppure nero addirittura. Il paesaggio alpestre che circonda questa fonte offre uno spettacolo di straordinaria bellezza. Qui, dietro gli alberi verdeggianti, sorge melanconicamente l'oscuro villaggio di Collepardo, laggiù una lunga distesa di valli rocciose discende a perdita d'occhio, più in l

La vegetazione sul Rocher des Domes è tutta quanta meridionale. Vi crescono e vi fioriscono, sulle terrazze, i leandri, l'alloro, gli alberi della vite, le ginestre ed i pini, e vi scorsi pure alcune piante di aloe, per quanto queste piante d'Italia fossero piccole, tisiche, come piante esotiche. Si capiva che il suolo non era quello ancora, in cui potessero prendere tutto il loro sviluppo. Nel pensare allo splendore della vegetazione d'Italia, mi pareva che i Papi avessero cercato di portare nella cattivit

Un Vento gagliardo è lassù in cima alla montagna che chiama chiama con spiraliche sciarpe di mani altri Venti che lontano gonfiano a gara le loro pance, otri, e zampogna melodiose di tutti i profumi di rose, viole, acace, ginestre, gardenie, caprifoglio italiani, rapiti ai giardini pensili sul mare di Liguria.

Alla vista di quelle ginestre, uno strano sentimento lo prese; un vivo e pungente ricordo, un aspro, impaziente desiderio di quelle feste lontane, di quelle solenni riconciliazioni con Dio che la Chiesa ha seminate accortamente lungo il corso dell'anno; tutti giorni a cui corrispondono fragranze e suoni ed immagini particolari, vapori d'incenso, frescura di cose tenere e dolci, sorrisi di cielo, suoni di zufoli allegri, tagliati nelle cortecce dei rami di castagno, uccellini gorgheggianti la canzone del natale divino dalle gravi canne di un organo.

Più stupida d'una tacchina, la Campagna romana fa la ruota sotto di me, spiegando la sua coda immensa di ginestre ocellata di tombe.... Ma l'ironico mare, luminoso e dorato, le d

Consacrato altare È il cuor dei figli al naturale amore, Ove il trofeo dei padri si conserva E pendono le pie vostre corone Sempre verdi di preci e di sospiri, Povere madri; ma vi reca il piombo Rovina e morte. Maledetta taccia L'aria che intese e gli ultimi raccolse Arsi singhiozzi. Rondine non spieghi Per la maligna landa irta di scheltri Le memorie del mar liete e del cielo, Ma sol vi gracchi la nera cornacchia Dai tristi auguri e vagoli l'irsuto Can che la bava della febbre asciuga Nelle amare ginestre. Ove la buona Piet

L'aria a due mila metri d'altezza è d'una leggerezza esilarante; e quel che si domina dai bricchi, non vestiti che da poche ginestre, è quanto di più lucido e colorito possa desiderare un dilettante di oleografie. Le vette son candide di neve; le schiene dei monti son brulle, d'un bigio ferro; il laghetto di Silz d'un celeste carico; il cielo più celeste del lago; e qua e l