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Un Vento gagliardo è lassù in cima alla montagna che chiama chiama con spiraliche sciarpe di mani altri Venti che lontano gonfiano a gara le loro pance, otri, e zampogna melodiose di tutti i profumi di rose, viole, acace, ginestre, gardenie, caprifoglio italiani, rapiti ai giardini pensili sul mare di Liguria.

Marinai! Pescatori! Abitatori delle rive! I miei denti battono dal terrore... Soccorretemi!... Mani di ghiaccio mi frugano senza posa nel cranio, su questa spiaggia maledetta, soffocata dalla fiamma eterna e dall'attesa! Le sabbie intorno a me si gonfiano come un immenso petto, villoso di scintille... Guardate, guardate laggiù, nell'ampio grembo dei golfi!

Se i Monsignori di Roma, invece di copiose prebende, che godono nell'ozio, e che gonfiano le loro potenze sensuali, fossero obbligati a piegar la schiena sotto il piccone o la marra, molto più sobri certamente essi sarebbero, e più temperanti.

Dalle sue linee facciali sbuca il violento, ghiotto dell'altro sesso. Ha delle occhiate diaboliche, lambite dalle rughettine che infittiscono e si gonfiano quando spalanca la bocca per la risata che pare uno scroscio. Le sue mandibole voluminose completano l'orrore con la zucca enorme, calva alla superficie, leggermente schiacciata alle pareti.

I due mahari, obbedienti al segnale, uscirono dalla zeribak e partirono seguendo il sentiero che menava all'ovest, prendendo un lungo trotto, alzando e abbassando bruscamente la testa e la coda, andatura assai malagevole per chi non vi è abituato, il quale crede sempre di perdere l'equilibrio e per le continue e violenti scosse prova forti dolori al capo, dolori alle mani che si gonfiano e dolori alle reni che si pestano e pare che si spezzino.

Oh! dammi, dammi l'anima tua, nel concedermi la gioia umida e calda della tua carne!... . . . . . . . . . . . . . . . . . . L'anima tua?... L'anima tua?... Che ne hai fatto?... . . . . . . . . . . . . . . . . . . Oh! certamente la tua profonda carne ora è piena d'ombra fresca ed azzurra, come un sentiero di bosco in estate!... Ma il tuo corpo ringrazia le mie dita solamente, e le mie dita son tanto lontane, tanto lontane dalla mia anima!... Mi par che secoli interi non mi basterebbero per raggiungere la mia mano e le mie dita infide!... Io non le sento più, le mie dita... Sono straniere per me... E tu hai tutto dimenticato: i miei occhi, le mie labbra, la mia anima, e a tutto preferisci le mie dita, perchè ti fan morire, crudelmente morire, con sinistra lentezza!... Versan nelle tue vene deliziosi filtri, gonfiano d'un latte d'oro le tue mammelle, e tu dimmelo! senti caldi e umidi fiori sbocciarti fra le cosce!

Le vele sopra il mare, le nuvole al tramonto gonfiano gi

Gange non mai, s'unqua ha le sponde a scherno, Doma fier le soggiogate piagge; Non s'orgoglioso per orribil verno Il gonfiano di pioggia alpi selvagge; E per distrutto gel scendendo altiere L'accompagnano al mar cento riviere.

Non mi è mai accaduto d'ammirare dei fianchi di nuvole così languidi E quell'ascella color di rosa e nera?... Donna o nube, non so.... Il suo bel corpo vorrebbe fondersi a volta a volta e disfarsi sparpagliandosi.... La nuvola si sdraia prodigalmente per offrirsi meglio, e per me solo le sue belle poppe pesanti si gonfiano di desiderio....