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La vegetazione va leggermente aumentando: prevalgono acace ed ulivi, torna qualche euforbia, qualche cactus, dei peschi selvatici. Verso le undici siamo all'estremit

La tappa fissata era Sahati, a quattro ore di distanza, ma ecco che dopo due ore la carovana si ferma, e adducendo mille motivi non si vuol più proseguire; abbiamo un bel gridare, ma i camellieri infischiandosi altamente di noi, scaricano e lasciano i camelli liberi al pascolo. Forza ne è dunque pernottare su un piccolo ripiano, trovandoci qui fra alture quasi aride e solo popolate da acace nane.

Durante la nostra assenza aveva durato in queste regioni l'epoca della piogge, e straordinario fu il cambiamento che trovammo al ritorno, da Ain in avanti. Allora tutto era secco, sterile, desolante; ora invece le piogge vi hanno portata una verdura che spira fresco e vita; il suolo non è più arido, ma quasi tutto coperto da uno smalto verde; quel che allora era irrigidito, ora è vivo, le acace hanno messe le nuove puntate, gli uccelli vi stanno saltando di ramo in ramo e vi costruiscono i loro nidi pendenti a forma di borsa, dei quali fin venti contai sulla stessa pianta; le lepri, le gazzelle, i dik-dik, le pernici sono stanate dai loro rifugi, e si incontrano frequentissimi; i pastori colle loro mandre sono ridiscesi dagli altipiani e vi stanno pascolando: insomma, completamente un altro paese, una natura risuscitata da vera morte a nuova vita, e questo nello spazio di circa due settimane. Ciò prova la fertilit

Ci andiamo insensibilmente innalzando su un piano inclinato, alla fine del quale una forte discesa ci porta in altro altipiano. Sempre la stessa natura, poche piante e in gran parte acace, fieno altissimo: di quando in quando qualche tratto dove l'evidenza del ferro si oppone a qualunque vegetazione.

Saliamo sempre: la vegetazione va continuamente crescendo, siamo letteralmente fra due mura di verdura, e spessissimo entro una vera galleria: foglie d'ogni forma, dimensione e colore, tinte svariatissime, liane, fiori, alberi giganteschi, uccelli, scimmie che si arrampicano. A diverse riprese attraversiamo un piccolo corso d'acqua ed alcune volte facciamo strada del suo letto. In alcuni punti il suolo è di un verde chiarissimo e lucente, e vi sono sparse piante dalle foglie di verde cupo; ciò che colla luce del sole produce bellissimi effetti. Enormi tronchi sporgono spesso sulla via e minacciano di rompere il naso a chi non ha gli occhi bene aperti. La strada è un vero sentiero e nulla più, dove nessun uomo ha rimossa mai la più piccola pietra. La causa di questa folta vegetazione è l'essere questa una zona che partecipa alle piogge della costa ed a parte di quelle dell'interno: le piante principali mi parvero le acace, l'ulivo selvatico, le euforbie, crataegus, lauri, papiri ed una miriade di fiori e foglie svariate. Alle dodici e mezzo siamo a Madiet, un semplice allargo della valle che percorriamo, e dove accampiamo, chè proseguendo, per lunga tratta non si troverebbe erba acqua. Siamo a circa 1330 metri di elevazione. Verso le due giunge la solita pioggia che dura pochissimo, essendo gi

La sera grandi fuochi, chè si pretende abbondino i leoni, che hanno però il buon senso di non farci neppur sentire il loro ruggito. Mercoledì 19. Alle sette e mezzo in cammino: sempre lo stesso carattere, acace in pieno fiore ed un altro arbusto dal fiore odoroso che tiene della dafne e del gelsomino.

La vegetazione è abbondante ma non grandiosa, predominando gli arbusti, le boscaglie, interrotte a quando a quando da ficus dealbata o da grosse acace che elegantemente si innalzano ad ombrello. Oltre l'ultima altura solo riappare l'ulivo selvatico, il pesco ed il fico.