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Egli aspettava le dieci con impazienza, e intanto, cercava di ingannare il tempo, sradicando giusquiamo, euforbia e cicuta. Quella mattina era consacrata proprio allo studio dei tossici. Suonarono le dieci, ed egli non si mosse di lassù castigando stesso con altre due ore di quel molesto indugiare; di guisa che, allorquando fu per tornarsene a casa, gi

La vegetazione va leggermente aumentando: prevalgono acace ed ulivi, torna qualche euforbia, qualche cactus, dei peschi selvatici. Verso le undici siamo all'estremit

Avevamo allo sfondo un'alta montagna, quella che ci fu guida nella traversata, avanti a questa una catena di colline che venivano man mano abbassandosi fino a dileguarsi in un piano inclinato che si protende al mare: qui dovevamo fare le nostre prove di caccia, e nel breve tempo che ancora restava al tramonto riportammo qualche lepre che ci fornì un eccellente pranzo: le molli arene ci offrirono un soffice giaciglio per la notte. Il giorno dopo eravamo alzati ben prima del sole e percorremmo tutto il piano e le prime alture: il suolo è tutta arena, sparso di detriti di quarzo e di tufi: poca erba vi alligna, molti cactus, acacie a foglia verde o grigiastra, qualche euforbia, parecchi cespugli tutti spinosi: in complesso la vegetazione è piuttosto meschina per la grande siccit

Tutto è allegrezza, tutto è festa, nella ringiovanita natura. Come tutto vive, come tutto si spande, luce, colori, fragranze, armonie! Vedete i campi, aiuole naturali, canestri foggiati capricciosamente nel suolo dal giardiniere invisibile, dove nascono, vivono ed amano migliaia di tenere pianticelle, dalla graziosa pratellina alla severa piantaggine, dalla euforbia ingrata alla cedragnola pietosa, confuse tutte tra ogni maniera di erbe matte, vicino all'utile cicerbita, all'aromatica pimpinella, al timo e al mentastro odoroso, che formano anch'essi il loro giardino! Vedete più oltre l'erica gentile, inconsapevole dell'uso ingrato a cui la condanner

Nei woina-deuga la temperatura vi è sempre primaverile e quindi costituiscono la zona la più ricca; vi si trova orzo, avena, fave, lenti, teff, il kolqual o euforbia, l'ulivo, il cusso, la vigna, l'arancio, il limone, il pesco.

Quei benedetti monti pare si vadano allontanando davanti al grande desiderio di raggiungerli per vedere questa sospirata Adua, della quale ci dicono meraviglie, ma che nessuno ancora sa precisamente indicarci all'ombra di quale vetta sia piantata. Cinque o sei si vedono elevarsi a catena che forma un anfiteatro aperto ad ovest, ed entro cui, vedemmo poi, siede la sospirata capitale. Uno, più ad ovest, sta come a sentinella avanzata degli altri, e si eleva quale piramide triangolare, superbo quasi del suo isolamento, da ricordare l'elegante e ardito profilo del Cervino; l'illusione fugge però subito che si osserva ai piedi uno sterile suolo invece di quel mare di ghiaccio tanto ricco di bellezze e di imponenza. Passiamo presso il piccolo villaggio di Adi-Abuna, artisticamente piantato sul pendio di un'altura, e qui ci vengono ad incontrare una quindicina di cavalieri che formano un gruppo alquanto pittoresco. Sono amici di Naretti, spinti dal desiderio d'essere i primi a dargli il benvenuto. Ritorna qualche euforbia e appare qualche palmizzo. Ancora una mezz'ora ed ecco le prime case di Adua. Non aspettavo certo una gran citt