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Almen dovria, Se iniquo è nel suo cuor, serbar l'esterna Religion degli avi nostri. GIOVANNI DI GISCALA, tragedia. La landa era lunga; la notte era buia.

giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa cogliendo fiori; e cantando dicea: <<Sappia qualunque il mio nome dimanda ch'i' mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi a lo specchio, qui m'addorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

Del resto, d'indole fredda come quasi tutti i suoi compaesani, Franz ha un'anima incapace al bene come pure al male; è una di quelle creature la cui vita è una landa sterile d'ogni utile germoglio, ma che non è per anco sbattuta da turbinose tempeste.

A ben manifestar le cose nove, dico che arrivammo ad una landa che dal suo letto ogne pianta rimove. La dolorosa selva l’è ghirlanda intorno, come ’l fosso tristo ad essa; quivi fermammo i passi a randa a randa. Lo spazzo era una rena arida e spessa, non d’altra foggia fatta che colei che fu da’ piè di Caton gi

Il cavallo correva a precipizio; chè comunque avvezzo a conoscere i pensieri del suo signore, ed eseguirli, pure questi gli teneva sempre gli sproni fitti nei fianchi, se ne avvedeva: trascorse quella landa, poi un'altra, e un'altra ancora; saltò macchie e fossati, valicò riviere, immergendovisi dentro fino alla testa: grondava il suo corpo sudore, e sangue, per anche si rimaneva.

Si sentiva diverso. Gli pareva che l'anima sua piccolina si fosse ingrandita smisuratamente; come quella pianura monotona e fastidiosa a cui la notte dava il carattere solenne e tragico di una landa sterminata. Maria!... Povera Maria!... Era sdegnato con se medesimo. Eppure non poteva negarsi una certa stima. Si trovava forte e vigliacco.

giovane e bella in sogno mi parea donna vedere andar per una landa cogliendo fiori; e cantando dicea: «Sappia qualunque il mio nome dimanda ch’i’ mi son Lia, e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda. Per piacermi a lo specchio, qui m’addorno; ma mia suora Rachel mai non si smaga dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

Taceva, seguitava, errando come una cosa pazza per la landa uliginosa, affondandosi nelle pozze, saltando i fossati, poi si fermava, apriva il pugno coi brani dei viglietti lacerati, che macchinalmente stringeva, fissava su di essi gli occhi cristallini, dimenava il capo: Ecco! essa gli avr

Consacrato altare È il cuor dei figli al naturale amore, Ove il trofeo dei padri si conserva E pendono le pie vostre corone Sempre verdi di preci e di sospiri, Povere madri; ma vi reca il piombo Rovina e morte. Maledetta taccia L'aria che intese e gli ultimi raccolse Arsi singhiozzi. Rondine non spieghi Per la maligna landa irta di scheltri Le memorie del mar liete e del cielo, Ma sol vi gracchi la nera cornacchia Dai tristi auguri e vagoli l'irsuto Can che la bava della febbre asciuga Nelle amare ginestre. Ove la buona Piet

Ma d'altra parte, come rinunziare a quell'amore, che aveva occupato tutto il suo cuore e subito, dilagando senza ostacoli in quell'anima così vergine? Dopo averla veduta la scienza non gli bastava più e parevagli che la scienza con Emma sarebbe il paradiso in terra, senza di lei una landa sterile, arida, un deserto senza oasi.