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Dagli stornelli passammo alle ardenti canzoni ed agli inni: la Rondinella di Mentana, l'inno di Garibaldi, la Marsigliese... Era la voce dell'Umanit

Leggiadre fanciulle ch'amate la danza, venite a vedere di voi che si avanza! Per certo non è questa la canzone d'amore. Ben altri vuole il cuore inni lieti di festa. Or altri dica meglio: io son pazzo e buffone. S'intoni a paragone da ciascuno al suo meglio. Canteremo a battuta l'un dopo l'altre ardite: saran l'ode fiorite da che l'ingegno aiuta.

Quando sento suonare gli inni di Mameli e le canzoni del 48 mi si riempie il cuore! Oh sento l'oblio di tutto! Perchè non mi fu dato di sfogare nelle tremende emozioni della Patria le esuberanze dei mio cuore? Sono io così sciocco? Byron che non era sciocco amava ed amò sempre miss Chaworth; ed ella non lo amava. Come era sciocco Byron, non è vero, o Pap

E come da quattro mesi correvan feroci le invettive in verso e in prosa contro il supposto inganno di lui, così da quel giorno cominciarono gli inni; e nacque subito e corse dappoi e si sente ancora dopo più d’un secolo una entusiastica canzone sulla mirabile impresa e sulle particolarit

Così la tirannide si spegneva, o rimetteva della sua ferocia in quegli alpestri confini. Il monte Cimone non conosceva impiegati ducali, e i suoi echi potevano liberamente ripetere le note degli inni patriottici. Il conte Gino gustò molto quella musica.

Siam l’inspirata e tragica coorte Che sui campi di guerra e sugli spaldi Fra cozzo d’armi e risuonar di caldi Inni, i petti robusti offerse a morte. Gli sventurati eroi siam del pensiero, Siam la falange macera e sfinita Che invanamente consumò la vita Ne la ricerca del fuggente vero. Soldati fummo, martiri e giganti: Nostre le pugne, i sacrifici e l’onte.

Qui le baldorie, il trionfo, e i più segnalati campioni, incoronati dalla Signoria, abbracciati, baciati da chiunque avea la fortuna d'esserne, in quel giorno, amico; e scornacchiare i vinti, e cantare inni, come fossero stati distrutti i nemici della patria.

Conosceva quegli inni, uditi da giovinetto; sentì che erano ricordati in onor suo, e non si dolse davvero di una disgrazia che gli meritava quella dimostrazione di stima affettuosa. Gran serata, che egli non si aspettava certamente nel mattino, muovendo da Pievepelago! Il nostro giovanotto aveva il cuore pieno, riboccante di affetto, di poesia e di gloria.

Ma fu sopratutto nella Grecia antica che il vizio contro natura fu accolto e praticato liberamente. Tutti i poeti di quei tempi hanno elevato inni agli efebi divini; lo stesso avvenne a Roma.

A le finestre schiuse a la gioia de l’aria e del sole, portano i venti olezzi di viole, di timo e di ginestre. Svolan canore le rondini, che amor tutte conduce; salutano coi freschi inni la luce, il nido, il bimbo, il fiore.