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Nondimeno io trovai delizioso il bisticcio fra le ragazze da marito, che scoppiò in casa del vecchio parroco, tutto a frecciate, a botte improvvisate, a colpi di ventaglio e di spilli, mentre la vecchia beghina sorda, con le sue lunghe dita gialle, non faceva che rotolare sigarette frammezzo a quella pazza gioventù.

Dopo messere levava il volto su ai battifredi, si toglieva l'elmo e lo buttava a terra, dicendo: Sbalestrate anche questo, chè io non temo le frecciate! rialzava la faccia e chiamava: Vedeste? Più a dritta o più a mancina? Quando siamo a tempo! Voglio balzare con voi sul battuto! Dite, Aginaldo! E quelli dall'alto: La muraglia cede.

Per le feritoie e per le petriere, con forte scarica di frecciate e di sassi, e con la voce è loro intimato di allontanarsi. Il corruccio del popolo dirompe. Tutti quei curiosi, o neghittosi, o pietosi ed anche divoti, si cangiano in partigiani. Essi accostano alla torre un battifredo, protetti dai pavesi, ed intendono a travagliare le mura, forare la torre.

Questo nemico e' lo aveva sentito, quasi lo aveva veduto. Alcune frecciate, accortamente tratte, avevano colto nel segno, e l'interno struggitore avea dato cenno della sua assidua presenza.

In questo dialogo, al quale, come a tutti gli scritti di Giuliano, non manca che il lavoro della lima, per esser eccellente, egli ci dice quale sia secondo lui il dovere di un sovrano. Ed è così alta la sua idea del dovere ch’egli comprende in una disapprovazione comune tutti gli imperatori che l’hanno preceduto, eccettuando il solo Marco Aurelio. Pare che anche le glorie guerresche non trovassero grazia agli occhi suoi, e non costituissero un merito per chi le avesse guadagnate. Giuliano, pertanto, avrebbe dovuto essere un imperatore pacifico, tutto intento a quella propaganda religiosa che era la sua più viva preoccupazione. Ma la natura vinse la ragione ed egli dimostrò che, malgrado le sue belle teorie, egli aveva molto di quell’Alessandro a cui per bocca del sarcastico Sileno non risparmiò le sue frecciate. Questo neoplatonico incoronato era, nel profondo dell’essere, un soldato, e le attrattive della gloria avevano per lui un fascino ch’egli non confessa, ma che era irresistibile. È così che il primo suo pensiero, appena toccato il trono, fu di gittarsi in quella folle guerra di Persia, che non era voluta che dallo spirito di avventura e dal desiderio di far stupire il mondo con un’impresa colossale. Quanto fosse vivo ed impaziente quello spirito ce lo dice Libanio, il quale, nel discorso necrologico, descrive l’ardore di Giuliano nel correre a quell’impresa. A stento egli concesse un breve indugio pur necessario all’istruzione dei soldati e dei cavalli, e, intanto, fremeva pel timore che alcuno potesse dire di lui, schernendolo, che egli era della medesima famiglia del timido Costanzo. Il re di Persia gli manda una lettera, proponendogli di deferire ad una commissione arbitrale il componimento delle discordie fra la Persia e l’Impero. Tutti scongiuravano Giuliano di accettare la proposta. Ma egli, gittando via la lettera, dichiara esser disonorevole il discutere coi distruttori di tante citt