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Spaventati però dal destino toccato ai primi che osarono consigliare un accordo cogli assedianti si tacquero, e patriotti sinceri e leali accettarono la causa abbracciata dai loro fratelli per quanto la estimassero disperata, e la difesero con tutto l’ardore di cui erano capaci i loro cuori nobilissimi.

Cupe larve di donna a me davanti Passan ne la penombra. Son larve di fanciulle in voti e in pianti Consumate nell’ombra: Ed eran belle, e avean del Sol l’ardore Ne l’auree trecce folte; E non ebbero baci, e senz’amore Fûr ne l’oblìo sepolte.

Inesprimibile l’ardore che essi mettevano nella causa; l’agitazione, la fatica, la contenzione d’animo influì tanto sul temperamento dell’uno, che, appena udita la sentenza contraria, la sua statura s’accorciò improvvisamente d’un piede; mentre fu così viva la gioia dell’altro che le sue membra si allargarono, e di più pollici s’ingrossò la sua corporatura.

Quando scendean nel fior, di banco in banco porgevan de la pace e de l’ardore ch’elli acquistavan ventilando il fianco. l’interporsi tra ’l disopra e ’l fiore di tanta moltitudine volante impediva la vista e lo splendore: ché la luce divina è penetrante per l’universo secondo ch’è degno, che nulla le puote essere ostante.

Della fermissima risoluzione non menava vanto alcuno: chiudeva in l’ardore, alimentando in silenzio la fiamma. Ma se, con laconica frase, entrava a parlar della situazione politico-sociale e della guerra, sfiondavan d’impeto nel discorso la sua salda preparazione morale, la sua impavida tempra, la sua convinzione di ferro, il suo sacrifizio gi

³⁷² V. Mortillaro, Leggende storiche siciliane dal XIII al XIX secolo. edizione, p. 177. Pal., Pensante, 1866. E con le valenti erano anche le dame colte e virtuose, nelle quali l’ardore del vero era così intenso come fecondo il culto del bello.

Quando scendean nel fior, di banco in banco porgevan de la pace e de l’ardore ch’elli acquistavan ventilando il fianco. l’interporsi tra ’l disopra e ’l fiore di tanta moltitudine volante impediva la vista e lo splendore: ché la luce divina è penetrante per l’universo secondo ch’è degno, che nulla le puote essere ostante.