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Ancora indisposto? Alla caccia delle quaglie, a Fiumicino! Io non m'impensierisco mai per lui, quando dice di non sentirsi bene. È di acciaio. Mi impensierisce invece... Ah queste benedette figliuole! La signorina Amelia? Eppure sembra un fior di salute! Non faccia l'ignaro! Come sa fingere bene! Se fingeva bene! Sfido! Non sapeva niente. Ma...! È possibile?

A tavola, verso mezzogiorno, scrutò Gioconda; fingeva di mangiare, ma tutto restava sul piatto; era irrequieta, distratta, nervosa. Folco notò che, contrariamente alle sue abitudini, bevve due bicchieri di Porto. Sei stato a trovare Lillia? ella chiese. , rispose Folco. Mi pare stia meglio. E cominciò a discorrere.

In quel tempo don Pio era assalito dalle domande dell'on. Serminelli, il quale voleva gli svolgesse meglio l'idea cui aveva accennato. Don Pio, non sapendo che cosa rispondere, guardava Caruso, ma questi aveva attaccato discorso con un popolano, che aveva accanto, e fingeva di non badare a lui.

Mangiò poco; non bevve quasi nulla; fingeva d'ascoltare ciò che dicevano i due uomini, Folco e Ariberto, il primo dei quali non aveva occhi se non per lei, e l'altro non vedeva nulla perchè aveva visto troppe volte lo stesso spettacolo o spettacoli consimili.

E guardava le lunghe ciglia e la bocca fresca del fanciullo, che per chiamar le carezze fingeva dormire, e spalancava gli occhi non appena le carezze tardavano. Povero piccolo uomo; povero piccolo uomo, perduto nel mondo vasto e tremendo; debole e mal difeso e male sorretto nel cammino; ma gi

E proprio allora quell'inglesina del malanno incominciava ad aver mestieri ogni tanto di saper l'ora giusta. Per qualche giorno la tenne a bada con certe sue invenzioni; un po' era uscito senza orologio; un altro po' lo aveva dato ad aggiustare, e l'orologiaio, secondo il solito, non si faceva premura di renderlo, infine, menava il can per l'aia, o fingeva di non avere udito.

Due o tre volte don Pio aveva incontrato Fabio nella galleria, mentre si avviava al quartiere della principessa, e sempre lo aveva salutato con molta freddezza, con una freddezza che faceva morire al Rosati il bonario sorriso sulle labbra, e dopo, quando lo rivedeva in redazione, fingeva di non accorgersi di lui, e non c'era caso che gli rivolgesse per un pezzo la parola.

Il mare, il ribollente mare fingeva il tumulto finale d'un banchetto di giganti, con un cozzar di fragorosi metalli fra immense tovaglie arrossate di sangue, di vini scarlatti, e issate, da enormi guerrieri, su punte di lance in un delirio d'ebbrezza e di canti!

Siate sempre il mio cavaliere, don Cristoval, e obbeditemi, cacciando i brutti pensieri. Volete proprio farmi paura? Fremeva, la povera donna, e parlava con tono risoluto, quasi ilare, come se non temesse di nulla. Il medico ritornò quella sera, nell'ora che tornava più forte la febbre. Anch'egli fingeva d'esser tranquillo; ma, voltata la faccia alle persone della famiglia, batteva le labbra.

Rientrò dal cortile, donde era partito poco prima. Quando vide Matteo dinanzi alla porta in frantumi e con la mazza tra le dita, comprese tutta la sua disgrazia. Rovinato! gemeva il povero uomo. Matteo Vento fingeva di non sapere.