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Aggiornato: 8 maggio 2025
Il re era questa volta più animato del solito e ne potemmo distinguere tutti i lineamenti; la testa pettinata a trecce in cui è conficcato uno spillone d'argento; pochi baffi corti e poca barba sotto il mento, fronte molto fuggente, occhio penetrante, naso leggermente aquilino, sorriso benevolo, ma serio; zigomi assai pronunciati; in complesso i tratti piuttosto caratteristici e fisonomia cordiale, ma severa; ha 44 anni ed apparentemente tanti ne mostra.
Guardagli la faccia, e poi dimmi se sia uomo costui; la testa ha quadra, depressa la fronte, le orecchie indietro, il muso assai più largo nelle mandibole inferiori che negli zigomi, le guance pendenti, la bocca senza labbra si perde per le rughe, e non lascia indovinare dove abbia confine; i capelli irti, e rasi; il colore è di grasso vieto tranne la parte pelosa, che ha lite col verderame, e lo vince; gli occhi piccoli e tondi, e gialli come l'orpimento: creazione sbagliata, distrazione della natura; conciossiachè con una variante leggerissima nella gola la voce non gli sarebbe uscita articolata in parola, bensì abbaiata in latrato; ed allora invece di doventare uno arnese pessimo di quella, che gli uomini sogliono chiamare giustizia, sarebbe riuscito un ottimo cane da macellaro.
La sua pelle, di color pan bigio, portava numerose cicatrici bianche ricevute in diverse battaglie; aveva naso acquilino, labbra sottili, zigomi poco salienti, occhi neri, tetri, che brillavano stranamente e una barba arruffata, ancora più nera, che dava alla sua faccia un'aria cupa, selvaggia, poco rassicurante.
Le mani di Stazza mi si protendevano, tremanti. Lasciai cadere in quelle le mie, e le strinsi, due, tre volte. Guardai in faccia il colosso: era turbato, ma si sforzava di parer tranquillo. Soltanto s'era arrossato un poco più agli zigomi. Si passò una mano sulla fronte, si guardò intorno, tornò a voltarsi verso la tavola del direttore, smarritamente.
Non bello, adunque; ma non per niente è stata inventata la moda, che anco d'un ceffo di cane può farvi una faccia da figurino di Parigi. I capelli rossigni del nuovo venuto erano dunque tagliati a spazzola sulle tempia, con la divisa tirata ben diritta e bene impomatata sul cranio. La barba rada, che traeva un pochettino al castagno, si stendeva tra gli orecchi e gli zigomi in due ventole smilze.
Erano venute da un paese vicino le sorelle di Toniolo, l'una maritata, l'altra no; due false bionde incipriate, cui era rimasta la farina sugli zigomi, goffe civettuole da villaggio; e con esse un paio di cugini incaricati di far loro il cascamorto; più il marito, uomo denso e pacifico.
In tutti i suoi lineamenti non aveva di saliente che gli zigomi i quali si arrampicavano verso l'insù della fronte e le orecchie, che davan giù verso la mascella inferiore, come quelle del cane. Le narici erano feroci ed eran desse la sola cosa che parlasse in quella figura allampanata.
Appollonia crollava la testa, sempre curva, ma dalle gote sporgenti sugli zigomi appariva chiaro ch'ella rideva in pelle in pelle. Di', Appollonia? Nossignora, nossignora, questo desiderio bisogna essere in due per averlo. Si può tuttavia avere, da sola, il desiderio di trovare il secondo. Ma sarebbe un desiderio inutile.
Un giorno l’ammalato perdette la parola, ma parlava ancora cogli occhi, poi anche questi s’intorbidarono, si fecero vitrei, immobili e senza luce, le occhiaie divennero livide, i zigomi prominenti, la bocca pareva più grande, e cominciò il rantolo dell’agonia.
Sposava il suo angelo, la sua regina, non sposava lo zio barbone! E cogli zigomi accesi dal Chateau-Laros, i baffi irti, che per il troppo caldo perdevano l'arricciatura, e la testa in fiamme, il duca accennava di sì alla sua volta: "Sì.... sì.... sì...." fissando Nora, divorandola con un ardimento insolito negli occhietti lustri, luccicanti fra le rughettine fonde.
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