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Aggiornato: 24 maggio 2025


VIGNAROLO. S'è partita, la vitellaccia. VIGNAROLO. Padrone, buon giorno! PANDOLFO. O vignarolo, che mai giungesti a miglior tempo! VIGNAROLO. «Come cavallo magro ad erba fresca». PANDOLFO. Ho tanto bisogno di te che non ne ho avuto altrettanto in vita mia; e se tu vuoi servirmi, tu sarai la mia ed io la tua ventura. VIGNAROLO. Eccomi per servirvi.

VIGNAROLO, ARMELLINA serva. Prima non conosceva altro pensiero che star alla villa; e doppo che mi sono innamorato bestialmente, mi par che in villa sia sempre inverno, e la primavera fuggirsi alla cittá per starsi con la mia Armellina. Son risoluto narrarle l'amor mio e richiederla, ché alle donne bisogna dir qualche parola, poi lasciar fare al diavolo che sempre lavora.

PANDOLFO. È giunto qui un astrologo che transforma gli uomini in altre persone. Se tu vuoi lasciarti transformare in un mio amico, ti lascio tre annate dell'affitto che mi rendi della tua villa. VIGNAROLO. E se mi transformo in un'altra persona, che mi servirá quell'utile? lo farai a quello, non a me. PANDOLFO. Tu non sarai transformato se non per ventiquattro ore, e poi ritornerai come prima.

GUGLIELMO. Però tutto oggi mi han dato per lo capo dellastrologo» e del «vignarolo», e mi erano un'esca che mi accendevano il fuoco dell'ira nel petto. Ben è vero che gli la promessi, ma me ne sono pentito mille volte poi.

Lasciamolo entrare in casa e veggiamo che effetto fará; perché non può egli scapparne dalle mani, e quel che volete far ora lo potrete far sempre che volete. CRICCA. Vignarolo, giá s'apre la porta della casa di Guglielmo. Non vedi la tua innamorata Armellina e la sua figlia? orsú, entra in casa.

CRICCA. Dimmi, signor astrologo, per quanto tempo durerá il vignarolo nella figura di Guglielmo? ALBUMAZAR. Per un giorno naturale. CRICCA. E ci sono anco i giorni contra natura? ALBUMAZAR. Il giorno naturale se intende di ventiquattro ore. CRICCA. E quello contra la natura?

CRICCA. Donque sei il vignarolo: ché se tu fussi Guglielmo, l'avria sentito Guglielmo e no il vignarolo. VIGNAROLO. Anzi, però l'ho sentito io perché son Guglielmo; se fusse il vignarolo, l'avria sentito il vignarolo e non Guglielmo. CRICCA. Io ho dato al vignarolo e non a Guglielmo. Ma dimmi, chi è innamorato di Armellina, il vignarolo o Guglielmo? VIGNAROLO. Il vignarolo.

VIGNAROLO. Che tradimento vi feci io mai? PANDOLFO. Lo nieghi ora, furfante? VIGNAROLO. Lo niego, perché non feci mai tradimento. PANDOLFO. Or finge il balordo, perché con far il balordo mi hai sempre ingannato. VIGNAROLO. Non fingo il balordo inganno, è mio officio a voi si conviene. PANDOLFO. Or me inganni e burli piú che mai. VIGNAROLO. Non vi burlo, volendo potrei farlo.

Dimmi, non sei tu il vignarolo? GUGLIELMO. Dico che sono Guglielmo non il vignarolo. PANDOLFO. Anzi tu sei l'uno e l'altro, il vignarolo e Guglielmo, cioè il vignarolo mascherato in Guglielmo. GUGLIELMO. Io non son altro che Guglielmo, e non è or carnevale che vada in maschera. Non ho altra maschera di quella che mi fece la natura.

Chi recusa la sua ventura è sventurato. VIGNAROLO. Padrone, mi muovono le tue lusinghe mi spaventano le tue minacce: il diventare un altro è una specie di morire, e col morire non ci sto bene. Io farei capitomboli per amor vostro. PANDOLFO. Deh, che ti venga il mal francese! VIGNAROLO. Non ho paura che mi venga. PANDOLFO. Perché? VIGNAROLO. Mi è venuto gran tempo fa e ne sto in possessione.

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