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Aggiornato: 31 maggio 2025
vuol ch’io respiri a te che ti dilette di lei; ed emmi a grato che tu diche quello che la speranza ti ’mpromette». E io: «Le nove e le scritture antiche pongon lo segno, ed esso lo mi addita, de l’anime che Dio s’ha fatte amiche. Dice Isaia che ciascuna vestita ne la sua terra fia di doppia vesta: e la sua terra è questa dolce vita;
Con queste parole cercava di amicarsi costoro per servire a’ suoi fini quel briccone di Nuto, l’infinto astrologo e alchimista, che oggi era in vesta di popolano.
Tu 'l sai, che' non ti fu per lei amara in Utica la morte, ove lasciasti la vesta ch'al gran di` sara` si` chiara. Non son li editti etterni per noi guasti, che' questi vive, e Minos me non lega; ma son del cerchio ove son li occhi casti di Marzia tua, che 'n vista ancor ti priega, o santo petto, che per tua la tegni: per lo suo amore adunque a noi ti piega.
Una voce, destando echi lontani, Par che mi chiami in quella parte e in questa Ove più folto perdesi il viale: E i passi guida affascinati e vani In mezzo ai tronchi un'agitarsi d'ale Ed il fuggire d'una rosea vesta. Mentre le luci di mia vita a poco A poco si spegnevano nel muto Crepuscolo degli anni e mentre fioco Moriva il sol di nuvoli involuto,
30 L'usbergo indosso aveano e l'elmo in testa dui di questi guerrier, dei quali io canto; né notte o dì, dopo ch'entraro in questa stanza, l'aveano mai messi da canto; che facile a portar, come la vesta, era lor, perché in uso l'avean tanto. Ferraù il terzo era anco armato, eccetto che non avea né volea avere elmetto,
Ricca di gioventù sana e dorata. Libra un inno d’amore; e ti diranno Fantastica e spostata. Critici e sofi con insulti vani T’inseguiran come lupi la preda Per mangiarsela a brani; Ma cancellar quel marchio invan vorrai, Favilla di pensier più il non si spegne, Più mai, più mai, più mai....» Disse. E, proterva ne la rossa vesta, Ritta dinanzi a me, parve il destino. .... Ed io curvai la testa.
che prende il figlio e fugge e non s’arresta, avendo più di lui che di sé cura, tanto che solo una camiscia vesta; e giù dal collo de la ripa dura supin si diede a la pendente roccia, che l’un de’ lati a l’altra bolgia tura. Non corse mai sì tosto acqua per doccia a volger ruota di molin terragno, quand’ ella più verso le pale approccia,
Sfido io.... Nemmen per sogno. O che si licenzi il cuoco? Ma chi dice questo? O che io mandi a spasso la cameriera? Ma no, ma no. O che rinunzi al palco alla Fenice? Nemmen per idea. O che mi vesta come una serva? Via, Chiaretta, nessuno pretende una roba simile. Che cosa si pretende adunque? Che si dia il benservito al precettore di Leonardo, e che si mandi il ragazzo alla scuola pubblica?
Due idolatrie, la pagana e la cattolica, furono sepolte in quell'incendio per non lasciare alcuna traccia della loro esistenza. Gli ultimi torsi di Apollo e di Vesta si rovesciarono nell'amplesso degli scheletri santificati, delle carogne adorate. Le due superstizioni sprofondarono nell'immenso rogo, irridendosi, imprecandosi. Da quell'incendio una gran luce si diffuse per tutta la Italia, la luce della riforma. Al vangelo dei papi sottentrò il vangelo che grida all'umanit
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