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Aggiornato: 27 luglio 2025
Tirate una retta fra Venere e Marte; dividetela in otto sezioni perfettamente uguali; alla quinta met
Il Poeta, come nell'Urania, cede alle grazie di Venere, e, per essa, lascia le cure della politica. Notiamo ora questa sua prima confessione poetica, perchè essa ci potr
Denominansi venerei questi piaceri, perchè si connettono alla generazione, a cui presiedeva, secondo i pagani, la Dea Venere. PROPOSIZIONE. La lussuria è per se stessa un peccato mortale. Questa proposizione viene comprovata dalla Sacra Scrittura, dal consenso dei Santi Padri e dei teologi, e dalla ragione.
E il pensiero s'immerge nel passato. Animo, rifacciamo queste mura e su di esse i grandi dipinti fantastici, e lungo le pareti i duemila sedili marmorei, e nelle nicchie i capolavori dello scalpello antico, l'Ercole, la Flora colossale, la Venere Callipigia; e lungo i portici e in giro per le sale le colonne di porfido; e lassù, in alto, le celle dorate e inghirlandate; e laggiù, in fondo, i giardini ombrosi e le fontane dai cento zampilli. E duemila Romani in preda all'ebbrezza dei piaceri. L'aria è profumata. Cadono nelle celle le bianche stole delle matrone, e le schiave affannate sciolgono i calzari purpurei e le treccie brillanti di perle. Dall'acque, infuse di balsami, emergono i volti accesi di volutt
La miseria di questo vizio diede ad Artabano medo vittoria sopra Sardanapalo. E qual porco crederem noi che uccidesse Adone altro che il soperchio coito con Venere, reina di Cipri, sua moglie?
Non sapevo più a che santi votarmi. Psiche, Venere e Melpomene mi erano sfuggite di mano; del divino Olimpo non mi restava altro che Bacco. Mi sono dato alla divozione del suo culto, e mi parve che mi si mostrasse propizio.
E che Regina Maab d'aspre ferite piaghi il cuor e la mente tutti sanno: la faccia imbianca pel desio d'amare strugge muscoli e nervi e ordisce inganno; la fiera umilia ed accende la mite agnella, poi che a Venere comare prude l'uzzolo e chiama a sè Cupido, lercio garzone, mentitore e infido. Si badi a Primavera e a ben amare!... O Luna, o bella Luna, non calare! E se tu m'ami dillo veramente!
6 Né sappiendo ella ove potersi altrove la notte riparar, si fermò quivi sotto le frasche in su l'erbette nuove, parte dormendo, fin che 'l giorno arrivi, parte mirando ora Saturno or Giove, Venere e Marte e gli altri erranti divi; ma sempre, o vegli o dorma, con la mente contemplando Ruggier come presente. 8 Queste ed altre parole ella non tacque, e molto più ne ragionò col core.
Suvvia, Mirrina, figlia di Venere, o sorella, o nipote, che certamente qualcosa le sei, facciamoci a parlar chiaro. Che è questa ascosaglia della porticina? s'inganna il Console qui? Oh, non c'è niente di male, sai? Non far giudizii temerarii! Ma ecco le padrone; odo la lor voce; va via; il tuo lavoro è finito. Mi dirai tutto? Sì, tutto, ma vattene. Un altro di quegli schiaffi!...
La Teobaldi si stupì che quella fosse Venere, perchè non aveva, ai suoi occhi, nulla di particolare; era una femmina nuda, nè meglio nè peggio di tante altre. E anche non le piaceva quella tinta scura, quasi nera, che il quadro aveva preso qua e l
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