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Aggiornato: 27 luglio 2025
Vedeasi Iove, e Mercurio facondo, Venere e Marte, che l'avevano sparto a man piene e spargean d'eterei fiori, di dolce ambrosia e di celesti odori.
«Si fecero altre scommesse di bellezza, nelle quali risultò vincitore il petto sodo e liscio di Philumena. «Tutta la notte trascorse in simili piaceri e la terminammo con imprecazioni contro i nostri amanti e con una preghiera a Venere che scongiurammo, perchè ci procurasse ogni giorno nuovi adoratori, giacchè l’inedito è il più stuzzicante incanto dell’amore.
e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: 'Virum non cognosco'; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: <<Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tosco>>.
Qualunque sia, Agesandro o Lisippo, l'autore, questa Venere è un felice impasto di grazia soave e di grandezza eroica. È monca e piena di rappezzi; ma la divinit
Carmina præterea de expellenda Venere heroico versu tibi dicata: quo in genere et de mysteriis coelitus in Germania lapsis cecinimus, eodem item carmine octo hymni editi sunt, quorum tres, qui sunt ad Trinitatem, ad Christum, ad Virginem, nostris quoque commentariis expositi, et elegiaco argumento quo quomodo aperti.
La Venere di Milo giunse a Costantinopoli il 24 di ottobre. Vederla e desiderare di trovare le braccia mancanti, fu un punto solo pel marchese di Rivière. Ma le ricerche riuscirono infruttuose, quantunque andasse egli in persona. Certe estremit
Oh, figuratevi, diceva lo spagnuolo al Weill-Myot e la voce gli tremava, se Tiziano non avesse trovato una vera patrizia, una gran dama, di forme sì squisite, che stesse dinanzi a lui perchè egli delineasse, colorisse quel quadro, cui danno il nome di Venere!
NARTICOFORO. Che sfinge, che arpia, che Medusa con la testa crinita di serpenti! PANURGO. Assai piú difforme è quello che cuopre la gonna, che quello che appar di fuori. NARTICOFORO. Uhá, uhá, che orribil putore che vi ha lasciato: par che sia un putrido cadavere! O che pettuscolo niveo dove sta spaziando Venere con gli Amori!
Gli avrete detto che tornino domani quand'io non ci sarò. No disse Aldo. Che cosa gli avete detto dunque sottovoce? Nulla. Bugiardo. Nulla non è una risposta. Rubieri ascoltatemi diss'ella seria se io so che voi, mi avete disobbedita non mi vedete più nè viva, nè morta, e anche la Venere resterebbe a mezzo. Ah questo è proprio assolutamente troppo. Mi promettete di non andarla a trovare?
Sei anni, sei lunghi anni di martirio, gli scorrevano per tal guisa dinanzi agli occhi della mente. Quella donna era apparsa un giorno, come Venere vittoriosa, e aveva col solo aspetto soggiogata la moltitudine dei riguardanti.
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