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Aggiornato: 27 luglio 2025


E quelle subito ad imitarla; ma, quantunque facessero, la sarta non conferiva loro quel garbo della persona, quella grazia che spesso è ascosa in una piega da nulla, come gli amorini nello zendado di Venere. Tutto insomma era natura in costei.

In tal caso osservò con un certo acume uno dei due Tedeschi non arrivo a capire il perchè si parli di Venere, che viceversa è il nome di una Deit

Il ritrovamento di questo zoccolo, a cui non si pose troppa attenzione da principio, guasta le uova nel paniere a coloro che pretendono la Venere di Milo essere stata accompagnata ad un Marte, come si vede in parecchi gruppi dell'antichit

Inno a Venere. Un po' di storia. L'editto di Teodosio. Senza braccia Il nome dell'autore. Induzioni ragionevoli. Ho detto la mia. Una massima di Lisippo. Imperatori romani. Messalina.... col bambino.

CRICCA. Che flussi: di sangue o di cacaiole? PANDOLFO. Dice «influssi» e non «flussi», bestiaccia! Doppo l'osservazione avremo audienza noi? GRAMIGNA. Si porrá a tavola a mangiare e bere. PANDOLFO. Che berrá? che mangiará questa mattina? GRAMIGNA. Una Venere allessa e un Mercurio arrosto. PANDOLFO. Perché Venere prima e poi Mercurio? GRAMIGNA. È uomo fuor del naturale.

Norme dell'arte eterna. Policleto e Leonardo. Variazioni e correzioni. Chassez le naturel... Scoltura antica. Restauri intelligenti. La contessa di Tripoli e la Venere di Milo. Ci siamo.

Anche Brantôme fa menzione degli «istrumenti in forma di priapi, che si è voluto chiamare Godemichys parola formata dal latino Gaude mihiAi tempi di Luigi XVI esisteva un vero collegio di tribadi, e si davano il nome di Vestali di Venere. Riunioni particolari si tenevano in appositi locali, le associate erano in gran numero e tutte di alto censo.

, e lo trovi nella dolcezza del suo sguardo, nella poesia delle sue parole, nell'affetto d'un'alma tenera, sensitiva, ardente.... Tutte cose ch'io ti cedo volontieri per una bottiglia di quel buono! interruppe il tedesco colmando il bicchiere. Tu diserti adunque la bandiera di Venere? E mi rifugio sotto quella di Bacco.

Ariberti facendo le viste di guardare sbadatamente in giro, diede tre o quattro occhiate furtive alla sua statua, e potè sincerarsi che la ci aveva proprio nei contorni del viso un'aria di famiglia colla Venere Capitolina, come gliel'avevano fatta conoscere i modelli di gesso della benemerita arte lucchese.

Il tappeto della stanza era bianco e azzurro: le pareti coperte di damasco rosso, a filettature d'oro: sul soffitto era dipinta un'allegrissima scena, a colori delicati; una Venere, splendente di venust

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