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Aggiornato: 21 giugno 2025
Fra otto giorni è la festa di Manfredo, diceva l'Ida alla sua mamma. Non so proprio che cosa dargli: vedi, mamma, tu dovresti comprarmi qualche bel gingillino di suo gusto: così mi farei onore e lo contenterei. In questo caso, figliuola mia, il regalo lo farei io e non tu. È vero anche cotesto. Ma se non ho nulla che possa piacergli! Vediamo un po': hai una bella pianta di viole... Il violo!
O mio dolore assorto, O miei pensieri bruni, Itene fuor, libratevi nell'orto A far bisbiglio tra le siepi e i pruni: E vi trasformi il sole In rose ed in viole. Alle allieve del Collegio Bianchi-Morand l'ultimo giorno di scuola. Apriamo le finestre oggi a costoro, Apriam la gabbia d'oro, Lasciamole volar queste figliuole All'aria, al verde, al sole.
Così nella voce, come negli occhi, era una espressione ineffabile di tenerezza quasi paterna. Mentre egli s'era voltato per indossare il soprabito, si sentì sfiorare il volto da qualche cosa, che, descritta in aria la sua curva, venne a cadergli da' piedi. Era un mazzolino di viole mammole, ch'egli si chinò prontamente a raccogliere.
A noi sen' vien cantando il ben amato, e, poi che è presso, dice: «In cortesia, deh, lasciatevi amar, Madonna mia.» Piega il ginocchio e trema all'aspettare. Convien che s'armi il cuor per l'a venire, poi che non sempre splende gajo il sole; non sempre il prato esprime le viole, la fresca rosa e il gilio intatto e mite.
Zephyro il dolce tempo rinovella Spargendo ovunque vola mille odori Ride l'ampla campagna ornata e bella De rose gigli, de viole e fiori Mira narciso al rio sua fronte isnella Tacinto vede in grembo i suoi dolori In biancha vesta pur come gi
Non egualmente serena si mostrava Albertina; ma la buona fata del Castèu aveva imparato nella lunga solitudine a padroneggiarsi, a non lasciar troppo scorgere le sue tristezze. Quando soffriva, soffriva dentro, e i sorrisi, come pallide viole alpine, le fiorivano timidamente sul labbro. Maurizio si ritirò nelle sue camere alla solita ora. Ebbe un sonno profondo, senza visioni, senza incubi.
Faceva ancor freddo come in febbraio a Palermo, ma la neve aveva fuso. Gli alberi delle foreste si coprivano di giovani foglie. Il sole svestiva le sue ultime nuvole e si alzava sereno e pomposo. Le viole smaltavano le macchie. Gli uccelli, disgelati, provavano melodie per accertarsi che il freddo del verno non li aveva arraucati.
E che elegante mollezza di versi nelle similitudini semplici e delicate! Prasildo si strugge d’amore: Ma quale in prato le fresche vïole Nel tempo freddo pallide si fano Com’il splendido ghiaccio al vivo sole. Cotal si disfacea ’l baron soprano, E condotto era a sí malvagia sorte Ch’altro ristor non spera che la morte.
Vi furono suonatori di viole, e ciccantoni che occupavano il basso della sala, ed ora tutti insieme ora a parte a parte si facevano udire, rispondendo eco tumultuosa alle coppe percosse.
Tonino Grim *, richiuso l'uscio, riprese posto vicino alla finestra, recitando briosamente: Oh viole gialle... La sposa ha sessant'anni sulle spalle! Fior senza nome... La sposa ha della cipria su le chiome!
Parola Del Giorno
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