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È morto da pochi anni, e i suoi scritti parte sono rimasti quasi ignorati, parte inediti e forse dispersi. Ma il Dopo la laurea, Lo Stato, I tipi vegetali, I tipi animali, il frammento Deus creavit avranno un'eco nell'avvenire, e Camillo De Meis prender

Egli aveva rubato!... "Gli intendenti del Duca l'han preso e condannato!" Ella si coprì il viso con entrambe le mani. La campagna avea un'eco di gemiti lontani. Le foglie che stormivano di fuori, nell'ortaglia, Parevano il fruscio d'un abito a gramaglia. La lampada moriva. Mastro Spaghi avea detto Ravvivandola: "È triste! Povero giovanotto!" E nell'olio una lagrima al boia era caduta.

Le belle giornate, il verde dei campi, il canto degli uccelli, le acque scorrenti, le stesse affettuose premure della mamma, la compagnia dei bambini del mezzadro, niente penetrava a fondo dentro di me, niente riusciva a produrre un'eco di sentimento nella mia povera animuccia.

È tutta dolcezza disse la fanciulla, la cui voce si era velata, affievolita. Infinita dolcezza rispose lui come un'eco. Chi abita in quell'isola, lassù? chiese ella, levando la mano, indicando Nisida. Una gente trista.... e pareva non volesse continuare. Che gente? insistè lei, piegando il suo bel viso chiaro verso di lui. I galeotti: v'è il bagno penale.

Appena tornata dalla scuola s'era posta a rivedere i compiti delle sue scolarette: un mucchio di scritti infantili aspettava ancora i suoi segni di correzione a matita azzurra. E la notte precedente ella aveva così poco dormito! Pazienza! mormorò, passando e ripassando le dita sulle palpebre grevi. Come un'eco, dalla finestra dirimpetto, una voce ripetette: Pazienza! Oh, Sofia!

E appiè di quell'Alpi, i fiori più belli che all'uomo sia dato vedere vi guardano, dovunque moviate, coi loro occhi innocenti, come per dirvi: siate buoni! E tra quell'Alpi e quei fiori errano, quasi murmure d'angeli, melodie che gli uomini chiamano Musica, e sono un'eco della lingua che si parla in cielo.

Ella sentì quell'appello, sommesso come un'eco che le venisse dai giorni lontani della sua vita, quando la sua anima vergine attendeva tutte le rivelazioni dell'amore, e istintivamente tremò. Il suo cuore ebbe cinque o sei battiti convulsi. L'altro non respirava.

Monta su, caro, ti prego.... Vetturino, alla Gettata!... Poi, accomodatosi nel suo cantuccio, battendo con la mano sul ginocchio dell'amico, esclamò giocondamente: E così? E così? ripetè l'altro, come un'eco. Cavata di tasca la borsa del tabacco e cominciando ad arrotolare una sigaretta, soggiunse: Che fai?... Sei contento?... Lavori? Lavoro, . E tu?

Quel che la bianca rosa Dolce profumo esala Son io: son io dell'ala Il frullo accanto al nido; Son io percossa al lido L'onda che lenta mormora e sospira. Nella sua dolce spira Il venticel mi vuole, Senton le mie parole Le foglie scosse e i rami, Tutto che cerchi ed ami Di me racchiude una memoria, un'eco.

Tanto che, sentendosi così accanitamente attaccata, la giovane battè una pronta ritirata, e si rifugiò nei solinghi recessi della guardaroba a piangere le sue speranze perdute, e a disperarsi della partenza di Drollino e dell'insolenza di Battista. Anche il conciliabolo ebbe un'eco, mentre sarebbe stato assai più desiderabile che non l'avesse avuto.