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Aggiornato: 28 giugno 2025
Tal è la nobil donna ingigantita Dalla materna celestial possanza, Che a tutte generose opre la invita. Ma un sacrifizio v'è che ogni altro avanza, Ed è in lei quell'assidua ed operosa Sulla cara progenie vigilanza. Alma di buona madre più non posa Finchè non ha ne' figli suoi destata Di virtù la favilla glorïosa.
Di qui sono le bevande di Circe, di Medea e di Canidia, tutte quelle cose amatorie di Simeta, narrate da Teocrito Siculo, seguitato da Marone.
Le due donne, ch'eran rimase sommamente maravigliate dalla quasi magica vista di quelle due barche battaglianti sul lago nel massimo infuriare della procella, percorrevano colla fantasia tutte le possibili cause che potevano averle col
Ella era piccola, delicata, con certi lunghi e folti capelli fulvi e una salute così delicata, che il più piccolo soffio di vento la faceva tossire. Così leggiadra e così debole, io l'ho amata più di tutte le donne opulente, trionfali, maestose, l'ho amata più di qualunque donna abbia mai incontrata, più di qualunque donna potrò mai incontrare sul mio cammino....
Finalmente, si sparse la voce nel castello che il marchese si fosse maritato in Francia. Straziata dall'amore, dalla gelosia e dallo sdegno, prese il partito di andar segretamente in quel paese, e vendicarsi, se il fatto era vero. Comunicò alla sola sua confidente il progetto formato, e l'indusse a seguirla. Prese tutte le sue gioie, e quelle raccolte nelle successive eredit
Percosso in pieno dalla veemenza del sole pomeridiano, il triplice tempio avvampava ne’ suoi marmi e nelle sue vetrate; pareva uno scenario meraviglioso, composto di oro e di fiamma, che tutto rivestisse con la sua pietra incendiata lo sprone della dura montagna. Ed erano tre immense chiese, anzi tre santuari sovrapposti, che sorgevan dalla rupe medesima ove nacque il sogno di Bernadette. Nel pieno sole, davanti a’ miei occhi abbagliati, brillava l’Arca del Divino Amore, splendeva il Tempio verso il quale giunsero, a centinaia di migliaia, con Vescovi e stendardi, con infermieri e parenti, gli storpi di tutta la terra, gli inguaribili di tutte le infermit
13 Furo tutti i ripar, fu la cittade d'intorno intorno abandonata tutta; che la gente alla piazza, dove accade maggior bisogno, Carlo avea ridutta. Corre alla piazza da tutte le strade la turba, a chi il fuggir sì poco frutta. La persona del re sì i cori accende, ch'ognun prend'arme, ognuno animo prende.
Emilio De Marchi, mi piace ripeterlo perchè è il più grande fra i titoli d'onore del nostro poeta, ha sempre accompagnato all'arte l'ispirazione morale e fu guidato, in tutte le sue opere, da un concetto educativo. Egli sentiva altamente la missione dello scrittore, e voleva che da ogni suo libro venisse un insegnamento che, purificando, ravvivasse i cuori.
Di mano in mano che le nazioni europee si riscuotevano dal sonno e dall'avvilimento, di che le aveva tutte ingombrate la irruzione de' barbari dopo la caduta dell'impero romano, poeti qua e lá emergevano a ringentilirle.
Il signor commissario amava i dolciumi, secondo l'uso di tutte le virtuose persone, e intinse volentieri un cantuccio nel suo vino. Come l'ebbe inzuppato ben bene, lo immerse beatamente in bocca, facendo batter la lingua contro il palato, e chiudendo gli occhi a mezzo, in atto di buongustaio che voglia concentrare tutte le facolt
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