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Dapprima, e i nostri lettori oggimai lo sanno, ma giova ripeterlo, la unione di tutti i pareri, di tutte le opinioni, di tutte le credenze in un solo intento, sta per noi, come utopia seducente, ma pericolosa. Se la impresa che noi tentiamo fosse impresa di distruzione e non altro, la concordia non riescirebbe difficile: ma l'epoca, la missione di fondazione si concentra così strettamente alla prima, che noi non possiamo disgiungerle. Le antiche rivoluzioni fallirono in questo, che ordite a raunare i voti, comunque discordi, in un solo concetto generale e non abbastanza determinato, riescono potenti alla prima operazione, inette a compiere la seconda. I cospiratori raccolsero in un voto di rovina ogni sorta d'uomini; non interrogarono che volessero, ma soltanto che non volessero; commisero il resto al tempo. Insorsero, e facilmente, però che vincevano in numero; ma il dopo, quand'era più urgente lo stringersi, gl'insorti apparivano divisi in più campi. Le forze imponenti a principio, si smembravano in mille simboli, in mille sistemi d'ordinamento civile; perchè l'insurrezione avea, struggendo il nemico comune, restituito ad ognuno la indipendenza; e ogni uomo si sentiva forte a inalzare la bandiera, che gli studî, le passioni e il calcolo gli suggerivano. Però riescivano inefficaci a resistere, e cadevano: con quanta vergogna d'Italia noi possiamo sentirlo nel core, o leggerlo sulla fronte dello straniero! Ma noi v'abbiamo imparato a non calcolare di troppo la importanza delle unioni che aggregano elementi eterogenei per via di programmi insignificanti o d'un breve entusiasmo. V'abbiamo imparato che non v'è bacio Lamourette pei partiti che dividono una nazione; e che potenti, possono spegnersi, non confondersi; deboli, si confondono, ma facendosi, e mostrandosi forti, e in politica, quel partito è più forte che rappresenta non la più alta cifra, ma la più alta e intera concordia di volont

Sire! e' m'è forza il ripeterlo: Se voi non fate, altri faranno e senza voi, e contro voi. Non vi lasciate illudere dal plauso popolare che ha salutato il primo giorno del vostro regno: risalite alle sorgenti di questo plauso, interrogate il pensiero delle moltitudini: quel plauso è sorto, perchè, salutandovi, salutavano la speranza, perchè il vostro nome ricordava l'uomo del 1821: deludete l'aspettazione; il fremito del furore sottentrer

L'altro caso è affatto simile a questo, sicchè dubitai fosse il medesimo applicato a diversi; ma adoperataci debita diligenza trovai essere due: non importa ripeterlo, baster

Come le conseguenze logiche della nostra fede mi trascinassero a lavorare non solamente pel popolo, ma col popolo, non occorre ripeterlo. E i pochi popolani d'Italia coi quali, nei casi passati, io aveva avuto contatto mi s'erano mostrati tali e così vergini di calcolo e di basse passioni da confortarmi davvero al lavoro. Ma le opportunit

Emilio De Marchi, mi piace ripeterlo perchè è il più grande fra i titoli d'onore del nostro poeta, ha sempre accompagnato all'arte l'ispirazione morale e fu guidato, in tutte le sue opere, da un concetto educativo. Egli sentiva altamente la missione dello scrittore, e voleva che da ogni suo libro venisse un insegnamento che, purificando, ravvivasse i cuori.

Naturalmente egli non sospettava che tiro gli giuocasse, all'alba ed al tramonto, quella birba di stornello incaricato dell'ambasceria; egli non l'udiva nei due crepuscoli ripetere con quanto fiato aveva in gola; «non è lui, non è luiparlando appunto di lui, altrimenti.... La bella, che lo stava ad ascoltare estatica delle ore intiere, vi attingeva non so qual forza virtuosa di tirare in lungo, di dire ad ogni volta: «non oggi, non oggi.» E il non oggi doveva essere scritto a grossi caratteri nel sorriso di Ernesta; le occhiate, i silenzi, le strette di mano, dovevano ripeterlo con un accento che gettava brividi di volutt

era, io debbo pur ripeterlo, forse intieramente innocente e fuor d'ogni intendimento malizioso Ugo Foscolo, quando in una nota al suo Carme de' Sepolcri, volendo nominare il Manzoni, per mostrargli il conto ch'ei ne faceva e com'ei fosse memore di lui lontano, citava precisamente que' versi relativi ad Omero, ove si dice più tosto quello che non era stato Omero e quello ch'era invece qualche altro moderno poeta. L'amico Pagani, che ristampava a Milano il Carme per l'Imbonati, desiderava egli forse distruggere il sospetto che si alludesse con que' versi al Monti, quando, senza averne avuto l'incarico, dedicava, anche a nome dell'Autore, il poemetto a Vincenzo Monti? Lo ignoriamo; ma ci è noto intanto che l'imprudenza e l'arbitrio del Pagani maravigliarono ed irritarono grandemente il giovine Poeta, e furono per guastare l'amicizia di que' due buoni compagni di scuola. Il Manzoni voleva, invero, obbligare il Pagani a pubblicar subito una protesta che disdicesse la dedicatoria. Il Pagani gli opponeva che il dedicare non è un avvilirsi; che anche l'Alfieri avea fatto delle dedicatorie, e nessuno potrebbe negarlo uomo libero ed indipendente. Il Manzoni rispondeva esser vero, ma l'Alfieri essere stato "un modello di pura, incontaminata, vera virtù, di un uomo che sente la sua dignit

Voi venivate qui per qualcosa, Marco soggiunse Sergio, dopo aver dimandato scusa a sua moglie di averla scottata. rispose il giovane Alberto Dehal è sul punto di morire. Egli vorrebbe vedere per l'ultima volta colei che gli fu fidanzata, e cui, duolmi ripeterlo, egli ama ancora.... Io non andrò! gridò Regina con impeto.

era il genius loci, il creatore e, se vuolsi meglio, il restauratore di un teatro che rispondeva al momento storico, e che ritraeva caratteri non mai fino allora con parola più incisiva, più colorita, più affascinante saputi cogliere ed incarnare. Questo genius loci, giova ripeterlo, era il Marotta.

Le Assemblee bisogna ripeterlo, non all'armento che vota a seconda del cenno governativo, ma ai pochi uomini ai quali io miro operano a desumere e applicare conseguenze del principio in virtù del quale esistono, ma un passo più oltre, mai possono fondare, per virtù propria, un principio nuovo. Dove, creata gi