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Aggiornato: 22 maggio 2025
Il libro del signor Romussi ci ha recata in quest'anno una grata sorpresa, ponendoci sott'occhio alcune lettere o frammenti di lettere giovanili del Bianconi, dalle quali ricaviamo il nome de' suoi tre primi amici. Il più intimo tra questi fu Giambattista Pagani di Brescia, col quale il Manzoni avea studiato a Pavia; le lettere del Manzoni ce lo mostrano affettuoso, devoto, pronto a render servigii, alcuna volta anche troppo, come quando volle dedicar di suo capo, in nome del Manzoni, a Vincenzo Monti il Carme In morte dell'Imbonati, che si ristampava in Milano dal De Stefanis. Veniva secondo Ignazio Calderari, che il Manzoni stesso chiamava aureo, amabile e rispettabile; e pure doveva essere un giovine ardente e pieno di entusiasmo, a giudicarne dalla lettera, in cui egli descrive il proprio viaggio a Brusuglio, la nuova villa manzoniana, per conoscere la madre dell'amico e per vedere se l'amico era sempre il medesimo. Pare che il Manzoni fin d'allora scrivesse lettere mal volentieri, e preferisse, stando a Milano, incaricare l'amico Calderari di mandare i suoi saluti al Pagani, anzi che scrivere egli stesso. "Aggiungi (egli scriveva al Pagani) che nel mio soggiorno a Milano la facilit
Nè era, io debbo pur ripeterlo, forse intieramente innocente e fuor d'ogni intendimento malizioso Ugo Foscolo, quando in una nota al suo Carme de' Sepolcri, volendo nominare il Manzoni, per mostrargli il conto ch'ei ne faceva e com'ei fosse memore di lui lontano, citava precisamente que' versi relativi ad Omero, ove si dice più tosto quello che non era stato Omero e quello ch'era invece qualche altro moderno poeta. L'amico Pagani, che ristampava a Milano il Carme per l'Imbonati, desiderava egli forse distruggere il sospetto che si alludesse con que' versi al Monti, quando, senza averne avuto l'incarico, dedicava, anche a nome dell'Autore, il poemetto a Vincenzo Monti? Lo ignoriamo; ma ci è noto intanto che l'imprudenza e l'arbitrio del Pagani maravigliarono ed irritarono grandemente il giovine Poeta, e furono per guastare l'amicizia di que' due buoni compagni di scuola. Il Manzoni voleva, invero, obbligare il Pagani a pubblicar subito una protesta che disdicesse la dedicatoria. Il Pagani gli opponeva che il dedicare non è un avvilirsi; che anche l'Alfieri avea fatto delle dedicatorie, e nessuno potrebbe negarlo uomo libero ed indipendente. Il Manzoni rispondeva esser vero, ma l'Alfieri essere stato "un modello di pura, incontaminata, vera virtù, di un uomo che sente la sua dignit
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