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Aggiornato: 18 giugno 2025


Come avrebbe potuto il signor Daniele trattenere quel diavolo di Giacomino, che senza alcun riguardo si era buttato allegramente fra le braccia dei compagni? Addio, Moretti! Oh, Trebeschi! Cosa fai? Come stai? Sono in cavalleria! Anch'io quest'inverno! Anch'io entro in cavalleria!

In quei giorni, l'ultimo bimbo dei Trebeschi, Gian Maria, che era a balia, a Sesto San Giovanni, era mezzo ammalato; cominciava a mettere i denti, bisognava divezzarlo, e il signor Daniele tutte le sere, dopo pranzo, andava fino a Sesto, a piedi, e ritornava in strada ferrata coll'ultimo treno.

La signora Maddalena si era appoggiata col gomito a due pezze di panno color bigio «resistente» che aveva comperato apposta per vestire tutta la famiglia, e mentre il sarto prendeva le misure al signor Trebeschi, Maddalena dava le opportune istruzioni. Giacca, gilet e pantaloni; largo, comodo; e buone fodere, mi raccomando. Non dubiti, signora, Maddalena.

Telegrafò lui a Borgo San Donnino: «Urge cinquecento in giornata». Nessuna risposta. Una mattina, finalmente, sei o sette giorni dopo che il Circo Stanislao era partito da Milano, venne fermato di colpo da un tale in bicicletta, che quasi lo schiacciava contro il muro. Lei, signor Trebeschi, non mi conosce?

Dopo di lui si presentò per la misura di un soprabito anche la nipote del signor Trebeschi: la signorina Cammilla era assestata e aggraziata nella elegante semplicit

D'inverno, i Trebeschi pranzavano appena chiuso il negozio: quella sera non c'era Giacomino, non c'era Maddalena: ma egli non volle dare alla famiglia nessuna spiegazione. Disse soltanto: La mamma è un poco incomodata e non aprì più bocca per un pezzo. Pareva come investito di una nuova e misteriosa autorit

Comparve, quasi subito, un altro perticone dinoccolato, arruffato, colla faccia scialba, col naso storto e fatto a spatola e col mento pecorino; era il primogenito dei Trebeschi. Si sbottonò subito il panciotto e si fermò diritto dinanzi al sarto, anche lui senza fiatare. Mi raccomando molta roba sotto alle maniche e in fondo ai calzoni, per farli allungare a un bisogno: la mal'erba cresce.

Il signor Trebeschi metteva la sua riverita firma, e lui teneva la cambiale chiusa, sepolta in fondo al cassetto, per tre mesi, per, sei mesi, per un anno. E nessuno concluse il Facchinetti deve saper niente dei nostri interessi. ... ... Bravo; facciamo così. Oh Dio!... Il signor Daniele cominciava a respirare. Io le pagherò subito gli interessi della rinnovazione...

E più tardi, quando lesse, la notizia di quel gravissimo duello anche nella cronaca del Secolo, dove per altro non c'erano i nomi, ma soltanto le iniziali: il duca D., il tenente A. S. M. essa tirò fuori la cambiale per-vedere se proprio quelle iniziali corrispondevano alle sue. Sicuro: Adelino di San Marsilio. A. S. M. Adelino?... Che razza d'un nome! mormorò la signora Trebeschi.

E quel Trebeschi? Quel giovanotto borghese? Il Piccolomini non lo aveva più trovato , nel camerino, e non lo aveva mai incontrato in casa di mademoiselle Richard, ma spesso gli capitava tra i piedi nei paraggi del Dal Verme, e gli dava sempre nell'occhio appunto per quella sua aria di ufficialetto in borghese... e per la fretta di sgattaiolare inosservato. Ohi! ohi!... Attenti!

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