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Aggiornato: 18 giugno 2025


Nessuno, in casa Trebeschi, badava a quei due ragazzi, eccetto forse la signora Maddalena che osservava tutto, spiando dai vetri del suo casotto. Ma la signora Maddalena si era imposto di non più fiatare; altri aveva voluto toglierle di mano le redini della famiglia, essa aveva accettato, e siccome era una Monghisoni, voleva insegnar a tutti quanti come si doveva essere fedeli ai patti conclusi. E forse... chiss

Il generale continuava a, fissare il giovinotto, e, quasi annusasse odor di polvere, gli si rizzavano i peli dei grossi baffoni, tinti di nero, il ciuffetto irto in mazzo al cranio pelato. Giacomo, dal canto suo sosteneva imperterrito quello sguardo. Trebeschi? domandò finalmente il generale, gonfiando le gote e soffiando ad ogni parola. Trebeschi?... Ufficiale?... In cavalleria?

La signora Trebeschi, da donna pratica e avveduta, aveva subito pensato che il conto del cameriere del Caffè del Teatro non doveva essere il solo debito di Giacomino, e che quel malvivente non aveva certo bevuto da solo tanto cognac, tanto marsala, per centocinquanta lire.

Non glielo aveva voluto dire, per non dargli un dispiacere. Crénon! Che razza d'usuraio! Non aveva dato altro che duemila lire, e ne aveva intascate cinquecento per quindici giorni d'interessi! Ma per l'amico Trebeschi, nessun danno: soltanto ventiquattr'ore di ritardo. Appena arrivato colla compagnia a Borgo San Donnino, il Richard avrebbe mandato un vaglia telegrafico.

La ditta portava il nome del padre «Giovanni Monghisoni», ma chi comandava, la vera padrona del negozio, era sempre stata l'unica figlia del Monghisoni: la signora Maddalena, maritata Trebeschi.

Le dissero che il signor Daniele aveva firmato di suo pugno, proprio di suo pugno, dal Campari. Dal Campari?... In pubblico?... Il signor Trebeschi era stato messo alle strette. Quell'altra cambiale da rinnovare, quella colla firma del Richard e del signor Giacomo, era in scadenza, non c'era tempo da perdere.

Maddalena, che aveva trovato il foulard sotto il canapè, se lo buttò sulle spalle, accomodandoselo al collo. Allora venga avanti: che cosa desidera? La signora Trebeschi si mise a sedere sulla poltroncina dello scrittoio, e l'altro sul canapè. In quel piccolo casotto, dove tutto era ammonticchiato, ci stavano appena.

Si accomodi, prego esclamò il giovane Trebeschi alzandosi e inchinandosi con perfetta galanteria. Si alzò quasi subito anche il signor Daniele, ma per la confusione il cappello gli scivolò di mano e andò a cadere sotto il tavolino. Merci, monsieur. Il giovanotto fece un gran saluto col berrettino stendendo il braccio all'inglese, e la signora, Merci, messieurs si accomodò fra Giacomo e Daniele.

Io?... rispose l'altro abbottonandosi la pelliccia. Io...Io per me non lo crederò mai; nemmeno, nemmeno se avessi visto coi miei propri occhi. Si cacciò il cappello in testa, e se ne andò lentamente, pesantemente, senza mai guardare il signor Trebeschi, senza nemmeno salutarlo.

Perché rideva in quel modo?... Perché? L'amico Trebeschi non capiva? Perchè la firma, Giacomo Trebeschi» è una firma semplicamente... decorativa: non siete ancora maggiorenne! Voi perciò non correte alcun rischio. E non mi dovete ringraziare. Il signor Facchinetti mi d

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