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Aggiornato: 20 giugno 2025
TRASIMACO. D'un detto il Fracasso che ritrovandosi l'altro giorno in mezo un squadron di scavezzacolli e di tagliacantoni, che lo volevano assassinare, egli scagliandosi in mezo a tutti, s'incanò talmente, che a furia di crudeli fendenti, di orrendi mandritti e di orribili stoccate, cacciandosegli innanzi, li ruppe, li fracassò e pose tutti in scompiglio.
TRASIMACO. Egli bravo? o Marte, e chi è al mondo di me piú bravo, che fo venir la quartana all'istessa bravura? Se fusse altro che tu, che ardissi dirmi questo, li schiacciarei la testa com'una caldarrosta.
TRASIMACO. Sappiati che gli occhi balenanti e altitonanti di vostra figlia han fatto piú effetto nel mio cuore, che le bombarde e artigliarie ne' fianchi de' baluardi: onde io, che prendo le cittá, castelli e campi, son preso e ligato dalle sue bellezze.
TRASIMACO. Fur piú di cento, ti dico. TRINCA. Non piú di uno, canchero! ti dico. TRASIMACO. Cento cancheri, ti dico io. TRINCA. Chi lo può saper meglio di me, che vi fui presente, e l'ho visto con questi occhi? TRASIMACO. Chi lo può saper meglio di me, che ho patito le maladette bòtte su le braccia, sul collo e su le spalle, che andavano tutte a pieno, e parea che cadessero dal cielo?
GULONE. Ed è possibile che, come si tratta di ammogliarsi, vorrebbe ciascuno che le cose si trattassero a staffetta, e che volassero? Poveretti! non vedete che quanto piú presto la togliete, piú presto vi viene a fastidio, e vi pentirete? TRASIMACO. Sei molto pigro a trattare i negozi.
GULONE. Veramente, sí; ché, se non fussi stato in fame, non sarei andato a casa sua, ma sarei venuto alla vostra. TRASIMACO. Dico che non è ufficio d'uomo da bene. GULONE. Io non fui mai uomo da bene, né ci voglio essere: se ci fussi, mi morrei di fame. Io son ladro, buggiardo, furfante e ruffiano, e cosí sguazzo il mondo. TRASIMACO. Cosí tratti gli amici?
Non poteva la natura farmi una bestia come queste? darmi fame di lupo, bocca di rana, pancia di rospo, collo di grue, denti di cane, due lingue di serpe, stomaco di sturzo, che bevesse come cavallo, dormisse come ghiro e cacasse come una vacca? TRASIMACO capitano, GULONE.
TRINCA. Non fu piú di un solo. TRASIMACO. Come? se mi sentiva piú legni addosso che non ha un bosco; e dove mi voltava, non vedeva altro che bastoni e cielo, e mi pareva che tutte le legne del mondo si fussero congiurate contro le mie spalle. TRINCA. Non fu piú di un solo, ti dico.
TRASIMACO. Tu mi vai punzecchiando e mi offendi troppo indiscretamente: non lo comporterò, cancaro! GULONE. Ti venga a mente come m'hai disfidato: e son rissoluto uccidermi teco. TRASIMACO. Arcitonante Giove, che audacia è la tua?
TRINCA. Un certo capitan Sconquasso o Fracasso o Babuasso, che s'avea posto questi nomi per spaventar le genti; che porta certi mustacci ingrifati e i peli della barba rabbuffati, con una ciera torta; e che parla con certi paroloni. TRASIMACO. Non me ne sazio, se non darò essempio a' pari suoi, se non sarò un specchio a gli occhi di ciascuno.
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