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O Ugolin de’ Fantolin, sicuro è ’l nome tuo, da che più non s’aspetta chi far lo possa, tralignando, scuro. Ma va via, Tosco, omai; ch’or mi diletta troppo di pianger più che di parlare, m’ha nostra ragion la mente stretta». Noi sapavam che quell’ anime care ci sentivano andar; però, tacendo, facëan noi del cammin confidare.

FILOCRATE solo, FRONESIA. FILOCRATE. Di quanto amaro, Amor, temprasti il mele! di quanto assenzio che, per farmi al mondo unico esempio d'ogni sventurato, gustar mi festi! Ahi! Qual veleno e tòsco nel core i dolci frutti recato hanno! Di quanto fel, di quanto acerbo ed acro opprimen l'alma! Oimè, lasso!

Che poco mel, non paga molto tosco Gli occhi aprite di tempo chiaro e bruno Che quando luce il Sol, mi par più fosco facilmente non credete a ognuno Che più fede nel mondo non connosco Rendere l'arme de Cupido al tempio Et prender di me, non d'altri exempio

52 Nel più tristo sentier, nel peggior calle scorrendo va, nel più intricato bosco, ove ha più asprezza il balzo, ove la valle è più spinosa, ov'è l'aer più fosco, così sperando torsi da le spalle quel brutto, abominoso, orrido tosco; e ne saria mal capitato forse, se tosto non giungea chi lo soccorse.

OTTAV. Entro mie vene serpe giá un fero tosco... NER. E donde?... POPPEA Or mio davvero, Neron, tu sei. NER. Donde il velen?... Tu menti. TIGEL. Creder nol dei; severa guardia... SENECA E puossi deluder guardia; e il fu la tua. Gli Dei scampo ai giusti non niegano. OTTAV. Mi uccide il tosco in breve; e tu il vedrai: pietoso ecco chi 'l diede; anzi, a dir ver, gliel tolsi.

<<O Marco mio>>, diss'io, <<bene argomenti; e or discerno perche' dal retaggio li figli di Levi` furono essenti. Ma qual Gherardo e` quel che tu per saggio di' ch'e` rimaso de la gente spenta, in rimprovero del secol selvaggio?>>. <<O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta>>, rispuose a me; <<che', parlandomi tosco, par che del buon Gherardo nulla senta.

col capo si`, ch'i' non veggio oltre piu`, e fu nomato Sassol Mascheroni; se tosco se', ben sai omai chi fu. E perche' non mi metti in piu` sermoni, sappi ch'i' fu' il Camiscion de' Pazzi; e aspetto Carlin che mi scagioni>>. Poscia vid'io mille visi cagnazzi fatti per freddo; onde mi vien riprezzo, e verra` sempre, de' gelati guazzi.

41 Non ha poter d'una risposta sola; triema il cor dentro, e trieman fuor le labbia; non può la lingua disnodar parola; la bocca ha amara, e par che tosco v'abbia. Da Malagigi subito s'invola; e come il caccia la gelosa rabbia, dopo gran pianto e gran ramaricarsi, verso Levante fa pensier tornarsi.

di ferro minacce di morte, mentre animosamente spiega l'ale di fede, mai paventa un uomo forte. Però la forza lor in noi che vale? Giá chi congiunse il ciel altrui non scioglie perché non svaria mai corso fatale. Lasciali pur empir lor empie voglie: livido cuor sol di se stesso è pena, e chi semina tòsco, tòsco accoglie.

e vidi spirti per la fiamma andando; per ch'io guardava a loro e a' miei passi compartendo la vista a quando a quando. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi, gridavano alto: 'Virum non cognosco'; indi ricominciavan l'inno bassi. Finitolo, anco gridavano: <<Al bosco si tenne Diana, ed Elice caccionne che di Venere avea sentito il tosco>>.