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Aggiornato: 9 maggio 2025


Ma ritornando ove aspettar mi denno quei che la sala hanno a veder dipinta, dico ch'a uno scudier fu fatto cenno, ch'accese i torchi; onde la notte, vinta dal gran splendor, si dileguò d'intorno; più vi si vedria, se fosse giorno. 6 Quel signor disse lor: Vo' che sappiate, che de le guerre che son qui ritratte, fin al d'oggi poche ne son state; e son prima dipinte, che sian fatte.

58 Poi che donne e donzelle ormai levate si furo, e paggi e camerieri intorno, essendo ambe nel letto dispogliate, coi torchi accesi che parea di giorno, io cominciai: Non vi maravigliate, madonna, se tosto a voi ritorno; che forse v'andavate imaginando di non mi riveder fin Dio sa quando. 59 Dirò prima la causa del partire, poi del ritorno l'udirete ancora.

Son della bara funerale ai lati Con torchi in man pel nuovo di languenti Due lunghi ordin d'uomini incappati Che han nei cappucci le fronti dolenti, I cappucci in due parti traforati Apron le viste ai loro occhi piangenti. LA PIA, Leggenda di B. Sestini. Albeggiava appena in cielo il giorno ed ancor tutti nell'abituro di Falco dormivano profondamente allorchè ne venne bussata con forza la porta.

46 Dopo non molto la bara funèbre giunse, a splendor di torchi e di facelle, l

75 Astolfo, che Grifone ed Aquilante, ed all'insegne e più al ferir gagliardo, riconosciuto avea gran pezzo inante, lor non fu altiero a salutar tardo. 76 Le donne a riposare i cavallieri menaro a un lor palagio indi vicino. Donzelle incontra vennero e scudieri con torchi accesi, a mezzo del camino.

Ad Aquilante venne ed a Grifone e così agli altri il liberal signore, e li pregò che fin al nuovo giorno piacesse lor di far seco soggiorno. 107 Tenner lo 'nvito senza alcun sospetto: indi, a splendor de bianchi torchi ardenti, tutti saliro ov'era un real tetto, distinto in molti adorni alloggiamenti.

Poiché a Parigi allora era l'andazzo di commedie, di critiche e romanzi, e il popol n'era ghiotto anzi pur pazzo, perché fosser riforme a quelli dianzi. Marco in su' fogli venia pavonazzo, Matteo del scrittoio fuor non creder stanzi; sicché ogni mese uscían da' torchi al varco due tomi: un di Matteo, l'altro di Marco. Ma potean ben su' fogli intisichire, a' librai furbi alfin l'utile andava.

Innanzi a tutti procedeva la croce; poi i gentili; poi i profeti, con grossi torchi in mano; poi i canonici ed i ceroferarii, con la testa avviluppata in bianchi guanciali; poi quattro cardinali, con ciascuno due damigelli che sollevavano le ale del loro piviale; poi il pallio, sostenuto dai magnati del comune, e sotto il pallio la vergine Maria a cavallo dell'asino, con s.

Appendice N. I. Fino dal 1846 Cesare De Laugier, il condottiero futuro de' Toscani alla guerra dell'indipendenza, co' torchi del Fumagalli aveva stampato a Firenze i Documenti intorno a Garibaldi e la legione italiana a Montevideo; e in Toscana, per opera sopratutto di Carlo Fenzi e di E. Cesare Della Ripa, era stata aperta la sottoscrizione per offrire una spada d'onore al prode soldato. La eseguí con molta bravura Francesco Vagneti, e può vedersene il disegno nel Mondo illustrato di Torino (ann. II, N. 19, sabato 13 maggio 1848), insieme con la descrizione che ne fece Luigi Cicconi, intitolata: Spada destinata in dono a Giuseppe Garibaldi. Anche lo stesso autore, il Vagneti, ne fece una descrizione: cfr. La spada che l'Italia destina al general Garibaldi, nella Rivista di Firenze, N. 64, del 21 giugno 1848. Garibaldi fin da quando era in America vagheggiava di ridursi in Toscana, e di pigliarvi servizio co' suoi compagni d'arme. Si rileva da questa lettera del Console di Montevideo a Genova, scritta il 5 marzo del '48: «L'altro «giorno giunse a Genova la moglie del generale Giuseppe Garibaldi con i suoi tre figli. Il Garibaldi a quest'ora ha lasciato Montevideo per venire in Italia con una parte della sua legione. Qui si fece una dimostrazione alla sua moglie appena giunse, e le venne presentata una bandiera tricolore, che accettò piangendo e gridando: viva l'Italia e gl'italiani. Domani l'altro essa partir

Tutti oramai son editi I tuoi capolavori; I torchi più non gemono, Gemono gli editori. quel che gli altri dissero, Fa quel che gli altri han fatto; Chi papagallo o scimmia Non è, pei volghi è un matto. Allor che al mondo annunziasi Qualche molesto evento: «Oh! il dito dell'AltissimoSclamar dai preti io sento.

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