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Aggiornato: 20 giugno 2025


E oh quale In tutta quella turba apparìa senso Misto di gaudio, di stupor, d'ossequio, Di terror sacro! E nel quadrivio tutti Protendeano la testa, impazïenti D'appagar le pupille in quel sublime Intervenir del Re dell'universo Tra le infelici vie che de' mortali Cingon le case!

POPPEA ; per me il sei: in te potrebbe altro timor; tu tremi, che il popolar furore in me non cada. Amar potresti, e non tremare? Il tuo stato mi è lieve argomentar dal mio. Del tuo periglio, e di tua immago io piena, e di me stessa immemore, ad un lampo di passeggiera pace, or non mi acqueto. Ai terror nostri io vo' dar fine, e trarre te d'ogni rischio, a costo mio.

Fur gravissimi forse i delitti Che macchiaron la vita del tristo; Ma piangendoli a' piedi di Cristo, Spera in ciel perdonato salir. Ed anco a tal dannato a fera morte Religïon moltiplica sua cura: Ella sola al gran passo il rende forte, Che vinta da terror fora natura. Arrivato d'un tempio appo le porte Perchè il fermano? Oh ciel! che raffigura?

E move l'arme con terribil passo; Non diverso a mirar dal crudo orrore Di giogo alpestro, che travolve a basso Austro piovoso, o d'aquilon furore; Pianta il bosco non ha, ch'al gran fracasso Non crolli il tronco; e, palpitando il core, L'orecchia porge il montanaro intento; E lascia l'erba per terror l'armento.

Ah il terror cupo di quella corsa nell'oscurit

Quinci di Turacan su quello instante Mal sommersa in terror fugge ogni schiera; E quando ad altro oprar non è bastante, Lor fassi scorta inverso il mar Megera; Mettesi in mente quella turba errante Por su le navi, e camparla spera; Ma non per tanto con volubil piede A non molti AMEDEO fuggir concede.

E il getto purpureo, da quel petto sul tuo petto allora e sempre, e il vano tuo fuggire: e il subito cader dell’odio, a piombo sul corpo offeso: e il dopo: stupefatto vuoto silenzio, ove il terror dell’atto compiuto fremo come un sordo rombo. Ma tu non parli; e un tremito convulso dalla radice dei capelli ai piedi ti scrolla; e guardi tu, ma non mi vedi, o dai fratelli, per tua mano, espulso.

Roberta s'indugiò a guardare, accasciata, fissando ostinatamente gli uomini della Confraternita procedenti in cadenza, grotteschi e solenni; i quali ridestavano nella giovanetta il terror della morte, la memoria, di qualche incubo.... È orribile! disse ancòra ad Emilia, che tentava persuaderla a seguitar la via. Non li dimenticherò più!...

Fuor proruppi, e pugnai; ma, com'è vero Ch'asino or sono, io fui sconfitto e vinto; Morir tosto pensai, ma in tal pensiero Tremai, gelai, fui per cadere estinto; Quando rinvenni dal terror primiero, Qui mi trovai d'una vil turba cinto, Che gridava, insultando al mio dolore: Ritornar giuro o morto o vincitore!

In nome mio tu vanne, mostrati lor: ben sai che sia la plebe; seco indugiar fia il peggio. A piacer tuo, fingi, accorda, prometti, inganna, uccidi: oro, terror, ferro, parole adopra; pur che sien vinti. Va, vola, ritorna. NER. Seneca, e tu, guai se d'uscir ti attenti della reggia:... ma statti da me lungi, ch'io non ti vegga.

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