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Aggiornato: 1 giugno 2025


Sono queste bische che impensieriscono tanto oggi i Catoni della stampa, dei quali non pochi fanno come quel padre che, accorso in una casa di giuoco per sorprendervi il suo figliuolo scapestrato, e trovatolo ad un tavolo di baccar

Ed il vescovo di Bovino essendosi messo sul punto di scrivere ad un bel tavolo di larice intarsiato di avorio che occupava il mezzo del padiglione, Roberto a voce ferma ed alta dettò: 1. La citt

Due guardie, rimaste in sala, comparvero. «Come vidi le guardie in casa mia, corsi al tavolo, afferrai il revolver, l'uccisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Questo direi ai signori giurati, se l'avessi uccisa.

Sur una tavola, una disciplina di missionario, un paio di manette da gendarme, un sacco di libercoli sul Cuore di Gesù. Poi, dei bei ricami per le sue cotte ed i suoi camici, una manata di medaglie del Cuore di Maria, un paio di speroni, perchè monsignore cavalcava benissimo a traverso le montagne della sua diocesi. Poi ancora, sul suo tavolo, dispacci suggellati pel ministro della polizia.

Una sera giuocando e bevendo, bevendo e giuocando, ho perduto tutto il denaro che doveva bastarmi per vivere un mese; poi non avendo più denaro, e volendo prendere la rivincita, ho perduto l'orologio, poi la giubba, poi la cravatta... poi il cervello e le gambe, e sono andato a finirla sotto al tavolo!...

Ella prese di sul tavolo una fiala e me la porse. E io la fiutai a lungo per fare qualche cosa, per avere il tempo di preparare un'altra qualunque frase. Non riuscivo a dissipare la mia confusione, a riconquistare la mia franchezza. Sentivo che ogni intimit

Ho sbagliato: dovevo dire la Nonna poesia: quella in cuffia, colla tabacchiera e il mazzo dei tarocchi sul tavolo: è titolata, sfoggia genealogia e stemmi, e nulla fa di bene se non ha le rose dell'aurora, le polite pieghe del peplo, le note della lira, il profumo dell'olimpo: cinguetta coi poeti e i professoroni ufficiali, è pettegola e si liscia.

Anderssen rivide in quest'uomo disteso a terra l'alfiere nero che lo aveva vinto. Tom agonizzando pronunciò queste parole: Gall-Ruck è salvo... Dio protegge i negri... e morì. Due ore dopo il cameriere che entrò nella sala per dar ordine ai mobili, trovò il cadavere del negro per terra e lo scaccomatto sul tavolo. Giorgio Anderssen era fuggito.

Come le carrozze si fermarono dinanzi alla porticina della casa in costruzione, e ne cominciarono a discendere i padrini col fascio delle sciabole avvolte in un vecchio panno verdastro di tavolo da giuoco, la comitiva raccolta nel Caffè della Stazione, in fondo alla piazza dirimpetto, si agitò. Eccoli!... Eccoli ! Ci sono tutti? chiese il Monterani. Manca ancora il marchese.

Io mi sento artista, perchè sto in contemplazione di un raggio di sole che fa luccicare mestamente l'iniziale delle pergamena e vivifica i colori di un angolo di tappeto turco e fa spiccare le ombre del tavolo barocco e polveroso. Io sono artista melanconico e sognatore.

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