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Tutte le potenze d'Europa sono dietro il tavolo verde, mettendo in movimento mille penne e mille lingue; tutto il mondo è un protocollo ed un campo di lotte diplomatiche e tutto questo per il piccolo uomo dell'Elba.

Ora, come lord Westmoreland era miopissimo, ed il conte di Tonningen era soggetto a distrazioni, il principe Lavandall fece preparare il loro tavolo verde in un salottino particolare, ove, la porta chiusa, i giuocatori non sarebbero stati distolti dai curiosi che fan di ordinario galleria intorno alle tavole a whist.

Il lavoro sottile di questi scacchi li riduceva fragilissimi. All'urto che presero quando l'Americano li riversò sul tavolo, l'alfiere dei neri si ruppe. Peccato! disse Tom. È nulla, rispose l'altro; s'aggiusta subito.

Io guardavo il suo braccio, quel braccio immobile come un puntello, che pareva sempre più irrigidirsi su la mano poggiata all'angolo del tavolo. Temevo che quel sostegno fragile, a cui era affidata tutta la persona, da un momento all'altro cedesse ed ella stramazzasse di schianto. Tu sai perché io sono venuto soggiunsi, con estrema lentezza, svellendomi dal cuore le parole a una a una.

Ella rimaneva in mezzo, presso al tavolo, sul quale da un grande vaso di Sèvres si alzava una bella pianta verde. Era la prima volta, dopo tanto tempo, che egli le veniva così in camera, e le parlava con tale intimit

Quando il medico e i domestici entrarono, al mattino, nella sala, trovarono il signore seduto al tavolo, cogli occhi fissi alla figura cabalistica, intorno alla quale avea disegnato un laberinto di lineette e di segni misteriosi, un intreccio di circoli e di triangoli bizzarramente collegati; e in quello sfondo egiziano, inverosimili accoppiamenti d'uomini e di belve, di alberi e di case, una nuova generazione di animali e di vegetali sospesi o inchiodati alla periferia di un mondo impossibile.

Ma si conchiudeva sempre la pace al tavolo del terziglio, ovvero si cambiava argomento di discussione raccogliendo le diatribe sulle carte da giuoco. Durante l’estate venne apparecchiata la stanza nuziale, e furono acquistati tutti gli arredi necessari per abbellire la casa, e renderla degna di accogliere una donna gentile.

Ella si rivolse allo specchio, si mise il cappello; poi andò verso il tavolo, prese il braccialetto, i guanti. Sono pronta disse. Parve cercare qualche altro oggetto, con lo sguardo. Soggiunse: Avevo un ombrello; è vero? , credo. Ah, ecco: devo averlo lasciato laggiù, sul sedile, al bivio. Andiamo a cercarlo? Sono troppo stanca. Vado io solo, allora. No. Manda Calisto. Vado io.

Immoto al suo posto, il professore per lungo tempo non avea saputo staccare gli occhi da Loreta, poi ad un tratto, quasi macchinalmente, cercò nella tasca del petto la lettera, che vi aveva rapidamente deposta poco prima. E strettala per un istante fra le dita, la lasciò subito cadere, come preso da un istintivo orrore, sul tavolo che gli stava dinanzi.

Dopo quelle quattro parole si rituffò nel suo silenzio, s'alzò, prese dal tavolo de' giornali l'ultimo numero del Times e lesse con viva attenzione per dieci minuti.