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Aggiornato: 26 luglio 2025
Gino, dopo aver guardata la scritta, si era arrisicato a sollevare il coperchio, e stava arpeggiando con le dita sulla tastiera, quando un uscio si aperse ed entrò nella sala il signor Francesco, il padre di Aminta, il vero re della montagna, bel vecchio dalla barba bianca, dall'aspetto grave e buono, per consuetudine malinconico, ma che sapeva sorridere d'un sorriso dolce e tranquillo come il suo occhio azzurro e come la sua voce di tenore baritonato. Eravamo davanti al pianoforte, e questo accenno al registro vocale non vi parr
Non c'è! non c'è! ripetevano tutti e due, di tanto in tanto, desolati, soprassedendo alle loro ricerche. Arrivarono alla stanza in cui era il cembalo. Come sempre, il vecchio fece correr le dita per alcuni istanti sulla tastiera. A' suoni, che ne uscivano, i due vecchi provavano un fremito, ricordando sempre più la figliuola tanto amata.
I vecchi non potevano scostarsi dal cembalo, Dimoraron nella stanza più che non solevano le altre sere: il cieco fece più volte, come era usato, scorrer le sue dita sulla tastiera. Era una magnifica serata di estate.
Mi fu mostrata la stanzetta dove abitava il fanciullo predestinato. Più tardi, alla villa di Sant'Agata, vidi anche il primo strumento sul quale si erano esercitate le sue dita infantili. Quella emerita spinetta non ha più corde, ha smarrito il coperchio. La sua tastiera somiglia alla mascella d'un cranio dai denti lunghi e corrosi. Eppure, qual prezioso monumento!
Ah, no, no! Sparirei, morirei. Mortella. Così l’ami? Bandino. Non esser gelosa. Così. Mortella. Hai ragione. Voler amare significa prepararsi alla morte. Così anche è il mio amore. E ho compassione di te. Ah, perché la tua mano non ha forza abbastanza? Gli palpa la mano. Bandino. Non senti? L’ho di ferro articolato come una manopola. Mortella. Per la tastiera. Bandino. Ma di che parli insomma?
Aveva le guance rosee e il seno ansante, strappò gli ultimi accordi col tintinnio dei braccialetti, curvando, protesa sulla tastiera, la personcina flessuosa, scintillante di jais, poi, fra gli applausi de' suoi caldi ammiratori, si voltò verso Andrea, girando sullo sgabellino: E così? esclamò ridendo; il nostro benamato cugino, non ha potuto resistere, e ha smesso il broncio? Sa, ha fatto bene a venire. Sono forse gli ultimi giorni che rimango in questo eremo, ameno sì, ma noioso alquanto!... Lo zio Pancrazio sta male assai, e se succedesse una disgrazia, andrei probabilmente a finire l'autunno a Navaledo... Povero Santasillia, continuò poi con un'aria leggermente canzonatoria, rimarr
Gli ultimi saluti della Luna, ironici, mettevano fra lui e la tastiera una risata candida di fiume africano che cento elefanti bevessero con proboscidi d'argento russanti come canne d'organo.
Mary, disse con accento alquanto iroso, Mary, non custodite voi questo segreto mio appartamento? Sì, amabile padroncina, rispose l'ancella alquanto arrossendo nel vedere che Rosina guardava sempre sul mobile ed aveva ritirate le mani dalla tastiera del piano-forte: se ho errato in qualche cosa, vi scongiuro a dirmelo.
Senza voltarsi, e posando leggermente la mano sulla tastiera. Non sono cose che si fanno per progetto.... E poi, perchè? Io non so se non ne sarebbe guastata la nostra esistenza. Così, io l'ho reso e lo renderò felice. Subito, quasi suo malgrado. Chi sa? Volgendosi a lui di scatto. Ne dubiti? No, ora egli è felice. È tanto innamorato! Speriamo che duri sempre. NICOLETTA si alza. Speriamo.
Noi vogliamo dare, in letteratura, la vita del motore, nuovo animale istintivo del quale conosceremo l'istinto generale allorchè avremo conosciuto gl'istinti delle diverse forze che lo compongono. Nulla è più interessante, per un poeta futurista, che l'agitarsi della tastiera di un pianoforte meccanico.
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