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Aggiornato: 17 giugno 2025
Ludovico Elena Oh... il povero piccolo irresponsabile! Ludovico Irresponsabile o no, il mio persecutore è lui! È lui il mio nemico! Elena Così sventurato egli stesso! Ludovico Tacete, Elena, perchè la vostra difesa mi d
Tacete!.... A quattrocchi si può emettere un parere; ma qui, in mezzo alla strada, sulla sua porta.. Che porta! Non ho paura io delle cocolle. Io sono amico di Don Luigi..... E di me non lo siete forse?.... Amico di tutto il mondo; ma..... capite, oggi pranzo qui, domani pranzo da voi e il quassio e il tamarindo per farvi digerire lo do a tutti due. A rivederci; e ne sentirete delle belle.
Le Fanciulle Cavaliere, via, tacete! Perchè ci mortificate? Arunto Dite di no? Le Fanciulle Arunto Aspetterò. Dite di sì? Le Fanciulle Sì, sì, sì, sì!... Arunto Ah! finalmente! Ed ora attente, attente a me.
PANDOLFO. Taci or tu: «che Artemisia fosse sposata con mio figliuolo, e Sulpizia con Lelio». VIGNAROLO. Volete voi che io parli o non parli? PANDOLFO. Vo' che parli tanto che crepi! VIGNAROLO. Però tacete voi. PANDOLFO. Ma taci tu, lassa parlare a me. Tu mi promettesti di entrare in casa di Guglielmo e darmi Artemisia per sposa, e poi la desti ad Eugenio.
So.... so qualche cosa.... e il calore della piccola mano che egli sentiva, dall'apertura del guanto, aumentava immensamente la sua confusione. Se potessi dirvi.... amico mio.... se potessi dirvi tutto ed affannava, come se i più terribili segreti la soffocassero. Tacete.... non dite niente egli le susurrò, all'orecchio. Che bene mi farebbe il parlare, amico mio! ah io mi sento affogare.
No, voi siete colpevole; ed io vi dico che la porta della salute è chiusa per voi, se voi, umiliandovi, non confermate coram populo la vostra confessione. Sono questi i conforti co' quali mi consolate? Ricominciano adesso i tormenti del Luciani? La mia salvezza non dipende da voi, nè da qualsivoglia mortale sopra la terra. Tacete. Non tacerò.
Tacete! Tacete! Non voglio più udire le vostre infamie. La vostra demenza non merita che il bavaglio. La vostra furia non merita che la segregazione. Io e vostra madre abbiamo ancóra autorit
Tacete, Padre mio; voi non pensate qual pericolo vi pende sopra la testa: lasciatemi favellare. Noi vi pagheremo questo tesoro, purchè lasciate che con noi venga il Conte: egli si legher
DON FLAMINIO. Sto per accommodarmi la cappa sotto e sedermi in terra per ascoltare con maggior agio. LECCARDO. Tacete mentre parlo. DON FLAMINIO. Comincia presto, che fai? Sto attaccato alla corda, non sentii mai in mia vita la maggior pena. LECCARDO. Voi state malcontento, e se non vi vedo allegro non posso parlare. DON FLAMINIO. Che cagion ho io di star allegro?
Sciagurato!! tacete: non siete degno di lei; nobile superbo, voi ignorate i costumi della plebe e li qualificate per turpi. Disingannatevi. Esmeralda, giovane ingenua, sventurata, senza direzione, senza scuola di mondo, ama ed amò come una selvaggia nel mezzo ai deserti. Il canto, la musica, il disegno, le scienze che possiede gliele appresi io; io le feci da padre, madre, fratello e maestro: ma io, continuò più vivamente, non volli toglierla alla semplicit
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