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Aggiornato: 18 giugno 2025


SENECA Erami noto Nerone assai; ma pur, nol niego, or sono d'atro stupor compreso. Ognor piú fero ch'altri nol pensa, egli è. OTTAV. Seneca, ad alta impresa, io te nel mio pensiero ho scelto. S'hai per me stima, amor, pietade in petto, oggi men puoi dar prova. A me giá fosti mastro di onesta, e d'incorrotta vita; di necessaria morte esser mi dei or tu ministro.

E lo spirito mio, che gia` cotanto tempo era stato ch'a la sua presenza non era di stupor, tremando, affranto, sanza de li occhi aver piu` conoscenza, per occulta virtu` che da lei mosse, d'antico amor senti` la gran potenza. Tosto che ne la vista mi percosse l'alta virtu` che gia` m'avea trafitto prima ch'io fuor di puerizia fosse,

Il tuo sepolcro a questi presente Ne dice, Filomena, alti dolori Pel vero sostenuti arditamente. discreder possiam che tu avvalori Di quei la prece che, a te innanzi proni, D'aver simile al tuo chieggon lor cuori. mi prende stupor se forse a' buoni Sembrò in lor sante visïoni udirti, E imparar di tua morte le cagioni,

veggendo Roma e l'ardua sua opra, stupefaciensi, quando Laterano a le cose mortali ando` di sopra; io, che al divino da l'umano, a l'etterno dal tempo era venuto, e di Fiorenza in popol giusto e sano di che stupor dovea esser compiuto! Certo tra esso e 'l gaudio mi facea libito non udire e starmi muto.

Ditemi dove son, chi qua mi trasse, Se vero è quel ch'io veggio, Se sogno, se son desto o se vaneggio. Risolver non osa Confusa la mente, Che oppressa si sente Da tanto stupor. Delira dubbiosa, Incerta vaneggia Ogni alma che ondeggia Fra' moti del cor. COS. Giusta è la tua richiesta. A parte a parte Chiedi pure, e saprai Quanto brami saper. FOR. , ma sian brevi, Scipio, le tue richieste.

tanto pareva gia` inver' la sera essere al sol del suo corso rimaso; vespero la`, e qui mezza notte era. E i raggi ne ferien per mezzo 'l naso, perche' per noi girato era si` 'l monte, che gia` dritti andavamo inver' l'occaso, quand'io senti' a me gravar la fronte a lo splendore assai piu` che di prima, e stupor m'eran le cose non conte;

Grande stupor; ma di vil sciocchezza Non fur per ogni etate infermi i cori, Ch'Europa un tempo a nobili armi avvezza Sgombrò Gerusalem d'ombre e d'orrori; Alme, che peregrine ebber vaghezza La fronte ornarsi di celesti allori, Onde via più, che per altrui non s'usa, Per loro udrassi incomparabil musa.

E oh quale In tutta quella turba apparìa senso Misto di gaudio, di stupor, d'ossequio, Di terror sacro! E nel quadrivio tutti Protendeano la testa, impazïenti D'appagar le pupille in quel sublime Intervenir del Re dell'universo Tra le infelici vie che de' mortali Cingon le case!

la vergine orrenda in varia strada Cercando il duce le vestigia volve Fin che vien, dove il campo apre e dirada Il fortissimo Eroe tra sangue e polve: Ella mira il vibrar de l'aurea spada, Come de l'altrui vita i nodi solve, Come sparge terror; quinci ripiena Di stupor non usato i colpi affrena.

Di sopra fiammeggiava il bello arnese piu` chiaro assai che luna per sereno di mezza notte nel suo mezzo mese. Io mi rivolsi d'ammirazion pieno al buon Virgilio, ed esso mi rispuose con vista carca di stupor non meno. Indi rendei l'aspetto a l'alte cose che si movieno incontr'a noi si` tardi, che foran vinte da novelle spose.

Parola Del Giorno

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