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Aggiornato: 13 luglio 2025
Una tal mattina il vescovo all’alba, com’era solito, aveva assistito di casa al mattutino di Cattedrale, dalla grata d’una finestra che rispondeva rimpetto alla cappella di S. Jacopo. Quindi fatto un giro al letto de’ suoi malati, si disponeva ad uscire per la visita consueta allo spedale del Ceppo.
Si condusse Filippo allo spedale dei Pellegrini, dicendo che era stato ferito in una rissa, da un incognito con cui si era ubbriacato.
Non ebbe appena finito, che il vescovo egli stesso volle porgerle il pane, e la riaveva ad un tempo con acqua odorifera. Ma intanto e’ s’accorse che le sue vesti sì umide le si erano quasi ghiacciate addosso! Ella infatti tremava tutta. Riflettè poi che a uno stomaco sì indebolito, non il pane in quel momento, ma le bisognava per riaversi d’un cibo più lieve e più sostanzioso. Con questo pensiero si fece subito dare una mano al domestico, e provò a sollevarla da terra, pur per condurla al vicino spedale. Invocò il soccorso di due che passavano: a’ quali bastò un cenno per porsi a’ suoi ordini. A un di loro affidò il bambino, e fece che l’altro e il suo domestico sostenessero quella infelice sotto le braccia e così la trasportasser col
Allo spedale degl'Incurabili una volta, un mio amico chirurgo operò sopra una contadinella. Nel candido seno entrò la lama tagliente del bisturi. La contadinella dormiva, cloroformizzata. Per parecchio tempo ho chiesto al chirurgo mio amico notizie di lei. Era stata una terribile operazione. Ma la contadinella guarì.
L'amico, un commesso viaggiatore, al quale una caduta avea quasi spezzata la gamba sinistra, stando in bolletta s'era salvato allo spedale. Veneto pur lui aveva ben presto stretto amicizia con suor Carmelina. La trovava semplicemente una buona putela, una fia de la Madona. Io lo andavo a vedere tre volte alla settimana, poi finii per recarmi a trovarlo quasi tutti i giorni.
Veggansi anche i seguenti diplomi del r. archivio di Napoli: Diploma di Carlo I, dato di Viterbo 11 aprile undecima Ind. al segreto di Sicilia, per le spese di fra Filippo d'Egly dello Spedale di S. Giov. di Gerusalemme. Reg. di Carlo I, segnato 1268, O fog. 18.
Causa della strage i fatti del Papa diversi dalle parole: costui incapace, anzi indegno, a reggere il gregge cristiano, Pastore di Cristo, si aggiunge un complice a cui promette un diluvio di beni nell'altro mondo; in questo non tanti, pure una buona derrata per la parte del successore di Pio: si appostano per trucidare il Papa, alla vista del quale manca loro il coraggio: da per loro si accusano; dovevano essere mandati allo spedale dei matti, e li mandarono al supplizio!
Il padre abate traversava la strada quando il ladro era caduto immerso nel proprio sangue. Trattandosi di un moribondo, il buon sacerdote si curvò sovra di lui e non volle abbandonarlo nè mentre fu posto in lettiga nè per la via nè allo spedale, avendo gi
Ed il miracolo si fece. D’un tratto, nel mezzo di quel recinto macabro che pareva il cortile d’un antico spedale di lebbrosi, un uomo che stava carponi si levò furiosamente. Gettò via le coperte macchiate di sangue, si strappò gli abiti apparve seminudo; urlava.
Uno dei giorni più terribili era stato quello del 31 agosto: la morte aveva mietuto maggiori vittime; nella seconda corsia dello spedale un uomo agonizzava. Quest'uomo, orribilmente contratto dagli spasimi della più angosciosa paralisia, era il signor Basilio. Una donna genuflessa da una parte del letto ed un fanciullo prostrato dall'altra pregavano.
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