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Aggiornato: 22 maggio 2025


LIDIA. Eccovi la mia fede. AMASIO. Vita dell'anima mia, la fede senza il bacio non val nulla. LIDIA. Questo è stato soverchio; orsú, tiratevi indietro, ché è mal cosa star l'esca appresso al foco. Dove mi spengete? di grazia, non fate oltraggio all'onor mio. AMASIO. Non sète voi mia moglie? non posso far di voi quel che mi piace?

LAMPRIDIO. È soverchio ricordarmelo, padre. FILASTORGO. Teodosio, io ve lo do per genero e per servo. TEODOSIO. Lo ricevo per genero e per figliuolo. LAMPRIDIO. Andiamcene a casa e diamo questa allegrezza a Sennia e non la facciamo piú penare. TEODOSIO. Giá la vedo comparire dinanzi la porta.

I' mi volgea per veder ov'io fosse, quando una voce disse <<Qui si monta>>, che da ogne altro intento mi rimosse; e fece la mia voglia tanto pronta di riguardar chi era che parlava, che mai non posa, se non si raffronta. Ma come al sol che nostra vista grava e per soverchio sua figura vela, cosi` la mia virtu` quivi mancava.

Egli volge lo sguardo intorno, al cielo, agli alberi, alla pietra, alla creatura impietrita, alla sua donna anelante. La sua voce da principio è lenta, rotta dal soverchio dell’ambascia. Gherardo Ismera.

Questo era forse un vanto soverchio; ma certo la vicinanza dei nemici doveva parere gi

FILIGENIO. Io non ne ho a comprar la bellezza di lui, il bel ragionare, il cantare e il ballare; ma vo' che sia ben creato, gagliardo e che sappia servire. MANGONE. Eccolo, vedetelo bene, consideratelo; non vi ho chiesto soverchio. FILIGENIO. Non è di cattiva apparenza. MELITEA travestita, MANGONE, FILIGENIO. MELITEA. Caro signore, che mi comandate?

Sentiamo quest'altra! esclamò mastro Jacopo, ridendo. , riprese Spinello, perchè tutti i giovani d'Arezzo la conoscevano come la bellissima tra le belle. Ahimè, pensai, quanti non si augureranno di piacerle al pari di me! E quanti non avranno ragione a sperare di essere più fortunati! Temevo, e il soverchio della paura fa quello che mi diede le forze per muovere incontro a voi.

Scherno atroce della fortuna! ripigliò il duca di Feira. Ella non m'aveva sorriso se non per farmi sentire più forte il disinganno. Come io rimanessi allora, solo il mio povero cuore lo sa. Non vi dirò in qual modo mi presentassi a vostra madre, Aloise, che bene nol rammento più ora, tanto ero fuor di me pel soverchio dolore. Ella certamente si avvide del mio misero stato, poichè, sebbene i suoi atti non m'accennassero di rimanere, non mi dissero nemmeno di uscire. Fu severa, non sdegnata, e le sue parole, che in quel punto mi parvero crudeli, ebbi a riconoscere di poi santamente pietose. Ben vi dirò come io partissi da lei. Ero stato un leale amante; non potevo ridurmi ad essere un volgar tentatore. Non avevo posto il piede in quella casa per turbare la sua pace; ero andato col

L'ultima goccia è sempre migliore della prima. Basta, leviamo la seduta; ed ora vi farò vedere come vado ritto al banco della padrona. Ciò detto, il nostro Michele si mosse; ma per quanto si studiasse di tenersi ritto, le gambe, che forse si erano avvedute di un peso soverchio, lo portavano a sghimbescio contro la parete. Ah! Michele! Giuochiamo forse a mosca cieca? Badate al muro.

Lo so; disse il duca. Orbene, proseguì il Giuliani, se Lorenzo è tre volte perseguitato, è anche tre volte difeso; difeso da noi, giovani suoi pari, inesperti se si vuole, ma volenterosi, ma ardenti, e sorretti, se non da soverchio di forze nostre, dalla stessa bont

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