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Aggiornato: 4 giugno 2025


Sorrise con labbra procaci, con piccoli denti felini la donna al suo sogno, ne l’ombra. grande era il sogno che vincer le parve follìa; ma grande era pur la malìa de gli occhi d’amore, di sotto a le p

Quello non era più il vecchio dolce, amoroso, timido, ma il pastore forte, audace, il quale si moveva alla difesa delle sue pecorelle contro il lupo del male, senza punto paventare la fiera; il pastore, pronto a dare la vita ed il sangue per le pecorelle. Vuole andare davvero? domandò. È mio dovere. Azzarda la vita. Il parroco sorrise. Non lo credo. Don Fernando è cristiano.

Al vedermi Clelia un atto di sorpresa non m'aveva udito ad entrare perchè era distratta non poteva essere altrimenti. Però sorrisi della sua debolezza essa arrossì in volto e non sorrise. Non vi badai gran fatto, e mi rivolsi ad Eugenio. Che cosa narravi a mia moglie? gli domandai scherzoso. Eugenio mi porse la mano. Parlavamo di pittura le facevo una proposta che tu devi farle accettare.

Ahimè, lettori, pur troppo le apparenze ingannano. E nel caso presente ingannavano più che mai. Scambiate le poche parole necessarie e pagato il contadino che aveva portate le loro valigie, i due viaggiatori seguirono il converso, a cui il più giovine dei due sorrise amabilmente, come si sorride in paese straniero ad una faccia conosciuta.

Ve lo prometto, ma, ve ne prego, ripigliate il posto di prima. La bionda contessa sorrise, e posta la mano sulla spalliera della scranna chinò il capo fin presso alla guancia del giovine, in atto di guardare i segni che gli uscivano dalla matita. E noi in questa positura li lasceremo ambedue, poichè ci stanno benissimo, e non si annoieranno di certo.

Vi è della premeditazione in questa lettera si disse il dottore esaminandola per conseguenza, delle cose false. Vediamo. Il dottore leggeva a mezza voce. La lettera cominciava così: «Bando al rancore, mio caro dottore. Io mi ribelloIl dottore sorrise e borbottò, decifrando la lettera: Che roba infame questa scrittura all'inglese! Le lettere si ecclissano nei profili.

Non potrai sederti ai miei piedi.... Lo so, ripetè Bruno. Nemmeno quando saremo soli, aggiunse Nicla, esitando un poco. E sentendosi arrossire, volse il capo perchè Bruno non vedesse. Nemmeno? egli pregò con voce supplichevole. No. Non è possibile! confermò Nicla. Abbiamo sognato! disse Bruno dolente. Nicla gli sorrise e gli prese le mani. T'inganni, rispose.

Poi venne il pesce. E mentre Nancy lo mangiava, sentiva sempre quello sguardo intento e benigno fisso su di lei. Passato il montone, la signora tedesca parlò ancora. Mi pare di averla udita oggi parlare italiano colla bambina. E' lei forse del bel paese dove il suona? Nancy sorrise. Mia madre era italiana, disse. Mio padre inglese. Io sono nata a Davos, in Isvizzera.

Anne-Marie si volse a sua madre. Mamma! che cosa aspetta tutta questa gente? Nancy, scossa e convulsa dall'emozione, non potè rispondere. Sorrise colle labbra tremanti: Andiamo, cara, disse. Ma no! ma no! disse Anne-Marie, non voglio andare. Tutti aspettano per vedere qualche cosa. E voglio aspettare anch'io, per vedere cosa c'è!

Tranquillo lei? L'uomo dalle grandi imprese, dai grandi affari, dalla vita avventurosa, regale, anzi diremo, vice-regale? E Matteo Cantasirena sorrise, socchiuse gli occhi. Non sar

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