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Aggiornato: 21 giugno 2025


Oh, pur troppo, la scena d'oggi non potrò dimenticarla per un pezzo! Dio mio!... non ti avrei mai creduto così!... Via, Lalla... sii buona... perdonami. È impossibile. Te ne prego... ti supplico!... È impossibile... No, sai: vado sola... in un'altra camera! Ti amo!... ti amo tanto! Adesso, mi ami... ma oggi, no; oggi non mi volevi più bene! E... e non ci fu verso.

Che bel bambino! disse la signora Argellani, adocchiandone uno, che era rimasto fermo, e che era meglio in arnese degli altri. Come ti chiami? Il fanciullo non rispose, e spalancò i suoi occhi azzurri per guardare la bella signora. Via, sii buonino! Come ti chiami? ripetè ella, accarezzandolo.

Del düello la fama Volò pel mondo; ed ecco, Ei gentiluom si chiama, Tutti te chiaman becco. Perchè ad eccelse cariche Tu di salir sii degno Anzianit

, per cinque minuti. Ma nemmen per sogno. Via, sii compiacente. Ti dico di no. Ma Cecilia, ostinatella per indole, non voleva smettere e tentava di conquistare con la forza ciò ch'ella non poteva ottener colle buone.[V.5] Tira di qua, tira di l

Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo gi

PANURGO. S'è inviato a dir a Sua Eccellenza; e fatto tòrre informazione del successo, ha dato ordine che tu sii giustiziato. ESSANDRO. M'hai tornato vivo, che non fu mai piú cara morte, perché d'ora innanzi arei sempre aborrita la vita. PANURGO. Ascolta fin al fine. ESSANDRO. Non posso ascoltare, perché attendo al fatto mio. PANURGO. Questi sono i fatti tuoi.

La zia Vincenzina la rimproverò perchè era stata tanto tempo senza lasciarsi vedere; l'abbracciò, la carezzò, le raddrizzò quel che c'era meno diritto in quel suo gran vestito di mussolina, e finì di dirle sottovoce: Ho un gran discorso a farti, in segreto. A tavola ti ho messa vicino a Cresti: sii gentile con lui.

VIGNAROLO. Rispondi a me tu prima: chi sei che me ne dimandi? GUGLIELMO. Padron mio caro, non entrate in còlera: di grazia dite voi, chi sète? VIGNAROLO. Non ho da render conto ad un uomo vile come tu sei; ma tu che vuoi saper chi sia, tu chi sei? GUGLIELMO. Il padron di questa casa! VIGNAROLO. Tu menti che ne sii padrone, ché il padrone ne son io. Quanto è che ne sète padrone?

O mio sovrano, te ne prego, sii calmo. Vedi bene? Questo è l'ingresso della grotta: fa' piano ed entra; compisci il buon misfatto che render

Emma, sii sincera con me. Tu mi hai sempre confidato i pensieri più segreti del tuo cuore: confidami anche questo. Non avresti simpatia per il giovane Enrico, che vive di faccia a noi?... Emma arrossì fino ai capelli.

Parola Del Giorno

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