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Aggiornato: 9 giugno 2025
È tuttavia opportuno, disse di rimando il Mattei, che le loro Signorie si trovino qui a conciliabolo. Ora io ho soltanto poche parole da chiedere al signor Vitali, e faccio assegnamento sulla sua onest
Il campione della Chiesa fa con la testa cenno di assentire, e si ritragge a sedere. L'altro si alza la vantaglia, sì che ognuno ravvisa Baccelardo, e comincia: Io accenno a cose, baroni, che le vostre signorie gi
Io chiedo di parlare con mia madre e coi miei fratelli, e mia madre e i miei fratelli mi spediscono un impiegato con pieni poteri. Sono le corbellerie, per non dire le sconvenienze, della mia amabile famiglia. Il dottor Alemanni s'inchinò profondamente, mentre Fabiano seduto lo squadrava con occhio freddo. Sua Signoria la contessa e le Loro Signorie i conti Francesco, Guido e Giovanni....
La comedia è nova... Ecco ch'io sento giá sollevati i murmuratori che non possono star piú cheti. Diavolo, crepagli! Che avete? che vi manca? di che borbottate? Perché ho detto «nova», eh? Che volévivo forsi ch'io vi dicessi «vecchia»? Dio me nne guardi ch'io presenti alle Signorie Vostre cose che vi facessino stomacare! O non sapete voi che le cose vecchie vengono in fastidio e sanno di vieto?
Bada, o giovin bollente, omai tremenda Splender la luce di quel re straniero Che di Napoli al serto altre aggiungendo Minori signorìe, stende sue lance Di castello in castel, di villa in villa, Fra' Romani, fra' Toschi e fra' Lombardi, E feudi suoi non pochi ha in Monferrato E in Piemontesi sponde. A molti egregi Dubbia piet
Manfredo si professò guelfo per avere la protezione del potentissimo capo de' guelfi, Roberto Re di Napoli, della casa d'Angiò. Era questi un ragguardevole monarca per ingegno e per possedimenti. Oltre al suo regno ed alla contea di Provenza, suo avito dominio, gli appartenevano, per diritti veri o dubbii, parecchie signorìe qua a l
E poco diverso oramai da cotestoro discese Carlo di Lucemburgo , fu incoronato re a Milano, imperatore a Roma , e risalí a Germania. Nel 1368 ridiscese in Italia, vendette signorie, vicariati imperiali qua e lá, e fece incoronar l'imperatrice in Roma da quel papa Urbano V, che vedemmo precursore della restituzione della sedia pontificale.
In Toscana, in Lombardia, in Piemonte le cittá si rifacevan guelfe, e le piú facevan Carlo capo di lor vari governi, di lor signorie, signore. In Lombardia, i due grandi capi ghibellini Oberto Pelavicino e Buoso di Doara finirono, quegli poco piú che signor privato di castella, questi spoglio del tutto. Se Carlo si fosse contentato d'Italia, egli l'aveva allora.
Qui è la formola del giuramento ligio che debban rendere a Roma. Non possano essere imperatori, nè re de' Romani, o di Teutonia, nè signori in Lombardia, o Toscana. Gli eredi loro, se eletti ad alcuna di queste signorie, lasciala. Le eredi del regno non si maritino a principi di quelle regioni. Stabilito un giuramento per le condizioni dell'art. 12.
CAPPIO. Ben venute le Vostre Signorie! par di vere ca mi voler far scazzar: ponere le cappelle en teste. Ma mi nit intender quel «famabonde» e «bibebonde». LARDONE. Dico che vengo per disfamare l'affamata affamatagine del famoso mio affamamento. PEDANTE. Oste, nomina desinentia in «bondo» significant at tum come «moribondo» e «gemebondo», cioè, idest cum maxima voluntate moriendi et gemendi.
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