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Aggiornato: 30 aprile 2025


Ma Fulvia ed io ridevamo non di allegria, di gioia; perchè omai una fase nuova era cominciata per noi; perchè sentivamo d'amarci e d'esserci rivelato a vicenda il nostro amore. Le nostre mani si stringevano con passione, si isolavano dalla conversazione, parlavano tra loro, si davano del tu. Quella di Fulvia diceva: Non più misteri fra noi, peritanze; io so che mi ami, e ti amo.

Un immenso orgoglio gonfiava i nostri petti, poichè ci sentivamo soli, in quell'ora, ad esser desti e ritti, come fari superbi o come sentinelle avanzate, di fronte all'esercito delle stelle nemiche, occhieggianti dai loro celesti accampamenti. Soli coi fuochisti che s'agitano davanti ai forni infernali delle grandi navi, soli coi neri fantasmi che frugano nelle pance arroventate delle locomotive lanciate a pazza corsa, soli cogli ubriachi annaspanti, con un incerto batter d'ali, lungo i muri della citt

Oh! i caffè-concerti della mia giovinezza, dove trascinavo la mia Anima barcollante, come si trascina, appeso al braccio, dopo un'orgia un amico briaco fradicio, per coricarlo su un qualche divano!... Ci sedevamo a un tavolino, io e la mia Anima, a notte inoltrata, per aspettar la Gioia, e sentivamo piegarcisi le ginocchia, oppressi dal peso di un'infinita tristezza, forse millenaria!

La sentivamo accanirsi sopra di noi e in noi, nel nostro cuore e sulle labbra quella sera fra gli agili ventagli di piume rosate del cielo e i fiumi interni del nostro sangue felice. Ero seduto col colonnello Squilloni, il capitano Melodia, il tenente Bosca e il mio attendente Ghiandusso, sull'orlo a picco della alta montagna scoscesa.

Come mi vidi oggetto d'osservazione pel vecchio, io dal mio canto non seppi ristarmi; e abbandonate le fantasticherie chè da quel punto n'ebbi perduto il filo mi diedi ad osservarlo. Incominciò allora una vicenda di sguardi reciproci ed interrotti. Curiosi certamente entrambi, nessuno di noi voleva parere, e s'adoperava a celare ciò che gli passava dentro. Senonchè, malgrado gli sforzi, sentivamo ad ogni istante argomento da me di lui che il terreno delle ostilit

Si fece rosso rosso, girò nervosamente fra le mani il cappello piumato, ma non disse nulla. Lo esortai ad esser forte, a rassegnarsi, aggiunsi che era una grande sventura; che tutti la sentivamo, e che fin all'ultima ora la poveretta, anche delirando, aveva pensato a lui... E gli stesi la mano in atto di amichevole conforto.

Gli avamposti costituivano la sua idea fissa, e quando noi, dopo una giornata di cammino, ci sentivamo rifiniti e rotte le ossa, egli tranquillamente si addossava la cura di descrivere un cerchio di sei o sette miglia di montagna «per istudiare i luoghi e collocare gli avampostiNato abruzzese, partecipava alla natura ferrea degli orsi, suoi compaesani.

Quasi sentivamo i gravi silenzi della casa circondarci lentamente e addormentarci la coscienza dell'ora. Tutt'e due sulla soglia d'una felicit

Preso un po' di riposo, traversammo pochi metri a sinistra, indi, per un lastrone ed un facile camino, giungemmo in un ampio canalone, dove si apre una specie di larga nicchia o grotta: qui, non temendo le cadute di pietre, sostammo a rifocillarci. Erano le 9,30, ci sentivamo malcontenti dei nostri progressi. Disegno di L. Perrachio da una fotografia.

Sentivamo i passi affrettati che andavano e venivano e i rintocchi che diffondevano il terrore per la carcere. Tutti quelli della mia camera andarono con me in ginocchio. Pregammo con fervore fino a giustizia finita. Tutti e due sono andati all'altro mondo pentiti del loro misfatto.

Parola Del Giorno

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