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Aggiornato: 11 settembre 2025
Così la neve al sol si disigilla; così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla. O somma luce che tanto ti levi da’ concetti mortali, a la mia mente ripresta un poco di quel che parevi, e fa la lingua mia tanto possente, ch’una favilla sol de la tua gloria possa lasciare a la futura gente;
Io sono sola nel mondo; sono vedova, signor principe... Grazia, grazia pel mio figliuolo! bruciate quella carta. Impossibile, madama. Voi dimandate il mio onore, la mia sentenza, la posizione della mia famiglia, per salvar l'onore di un... di vostro marito, madama il quale non comprenderebbe forse neppure la magnitudine del sacrifizio che io farei.
I servi più vecchi, ormai per tre quarti diventati carne di volpe, si restrinsero insieme per avvisare il da farsi, e fu il consiglio corto; imperciocchè uno di loro, ch'era stato cantiniere al Convento del Gesù in Roma, ammiccando degli occhi certo giovane staffiere preso da pochi giorni agli stipendii del Conte, di natura vanitoso anzichè no, profferisse la sentenza: «loda il folle, e fallo correre». A questo fine gli dissero: Ciriaco... da bello... tocca a voi: vi lasciamo il campo di affiatarvi col padrone; e poi voi siete giovane, e garbato noi siamo vecchi, e dei modi che costumano oggi con le Signore non sappiamo niente... sicchè la presentazione della gentildonna vi spetta proprio de jure.
3 Ma che parlò come ignorante e sciocco, ve lo dimostra chiara esperienza. Incontra tutte trasse fuor lo stocco de l'ira, senza farvi differenza: poi d'Issabella un sguardo sì l'ha tocco, che subito gli fa mutar sentenza. Gi
Il Turati, non appena libero dalle manette, ci disse che non era nuovo ai nostri registri. Era stato qui, non so quando, a scontare una sentenza per un reato di stampa.
«Dalla morte!» gridò lo scudiero. Qual fu il senso segreto di Yole a questa voce, e a questa sentenza? E' fu tal senso, che favella umana non può riferire; la quale cosa crederemmo piet
Ma dopo che il senato ebbe in tal guisa sottoscritta la sua propria sentenza; dopo che quel corpo, autorevolissimo per le qualit
O che poni la tua candidatura? Che c'entro io? replicava Varedo. Si discorre in tesi generale. E, tra serio e scherzoso, egli citava una sentenza di Cicerone da lui gi
Così a mannaia vecchia sostituivasi mannaia nuova, e i miseri accusati ebbero ad accorgersi ben tosto ch'era stata affilata di fresco, Intanto il Vicario novello leggendo oltre il dispaccio del Vicerè conobbe come la sentenza di Marzio non dovesse eseguirsi altramente, bensì avesse ad inviarlo sotto buona scorta a monsignore Governatore di Roma, la quale cosa egli fece con la diligenza consueta agl'impiegati nuovi, o nuovamente promossi, secondo il costume delle granate; e per la più parte di loro il paragone non è ignobile abbastanza.
PANDOLFO. Dunque, non fosti tu che mi desti la sentenza? VIGNAROLO. Non ho detto che mai fui piú di quello che sono ora? PANDOLFO. Se cosí è perdonami, vignarolo mio! VIGNAROLO. Cacasangue! dopo avermi pistato due ore, dici: Perdonami! Il vostro perdono non mi entra in corpo: è un toglier il dolore? PANDOLFO. Se non vuoi perdonare tu a me, perdonarò io a te.
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